XIX. Alcuni dubbi di buona creanza. — Lettera al Compilatore. Preg. signore. Io sono un povero campagnuolo che vengo a quando a quando alla città con le condotte delle capponaie e delle uova, e come sono in detta e fo buon mercato, sì mi arresto e vivo anch’io un po’di questa lor vita cittadinesca. E m’incontra di veder sempre qualche nuova cosa, e quand’altro non fosse, quella sublimità del palazzo ducale, che ha il bel privilegio di parermi nuovo ogni dì. Veggo cose che comprendo, e più spesso ancora che non comprendo, ed ora appunto mi valgo di questa comune libertà di scriverle, poiché ho la testa piena di dubbi e di confusione. Dicono ch’ella scrive a lutti e su tutto, il che non so se voglia anche dire ch’ella sappia e s’intenda di tutto; ed ella vegga d’aiutare anche me con due sole righe di dichiarazione, che ne la rimunererò del disturbo con un par d'uovi, uovi gallinacci de’più belli del mio pollaio. Ora eli’ha sapere che da noi in villa, quando si viene a Venezia l’uomo s’acconcia e aiFaz-