La legazione a Bruxelles del card. Carafa. 447 a priori poco da aspettarsi, e ciò tanto più che i suoi vecchi nemici mortali, Ascanio della Corona e Juan de la Vega, lavoravano attivamente per riempire Filippo II di diffidenza.1 Alla fine di novembre del 1557 era morta a Bari Bona Sforza, la regina vedova di Polonia, dopo avere istituito erede universale Filippo II. Nei Carata sorse tosto il progetto di ottenere il ducato di Bari come compensazione a favore del duca di Paliano. Un inviato, Leonardo di Cardine, istruì il legato a lavorare in tale senso a Bruxelles.2 Nel suo viaggio Cardine aveva comunicato il piano al duca d’Alba e con ciò suscitato non un patrocinatore, ma un brutto avversario. E fu da ascrivere all’influenza dell’Alba se il re spagnuolo diede una risposta evasiva allorquando pel capo d’anno del 1558 il cardinale Carafa fece officialmente la domanda. In seguito la corte spagnuola perseverò bensì nel colmare d’onori il nepote, ma a quest’apparenza esteriore non corrispose affatto il trattamento della questione della compensazione, che si svolse sempre più sfavorevole per i Carafa a causa del duca d’Alba arrivato frattanto a Bruxelles. Tutti i tentativi del legato di ottenere una presa in maggiore considerazione dei suoi desiderii, andarono falliti. Ciò però non trattenne il mondano prelato dal ricrearsi dai faticosi negoziati con banchetti, giuochi e partite di caccia.3 L’offerta defintiva del re di Spagna venne ufficialmente presentata negli ultimi giorni di febbraio. Secondo essa Giovanni Carafa doveva ricevere come indennizzo per Paliano il ducato di Rossano, che rendeva annualmente 5-6000 corone, più una rendita annua di 10,000 corone sull’imposta della seta nel regno di Napoli; il cardinale Carlo una pensione annua di 12,000 corone. Il cardinale, che aveva sognato di cose molto più alte, respinse l’offerta. Se anche Filippo II acconsentì ora a rimandare a Roma le ulteriori trattative sulla questione relativa al possesso di Paliano, il legato dovette però dirsi, che la sua missione era completamente fallita. Da esperto diplomatico egli evitò bensì una rottura esteriore, ma con profondissimo malumore riprese alla metà di marzo la via del ritorno.4 1 Sulla legazione bruxellese di Carafa cfr. Pieper 98 ; Cocciola, Cornici 354 s. e Capitolazione 70 s. ; Riess 288 s. ; Ancel, Disgrâce 21 s. Poiché il card. Carafa spingeva innanzi in prima linea i suoi affari privati, dovette naufragare anche la missione parallela per la pace in Francia (vedi Pieper 100 s.). A correzione delle notizie di Gothein, Ignatius 478 e 755, va notato : Paolo IV diede come consigliere al Carafa il Salmeron ; Ribadeneira s’unì a costui, certo per usufruire dell’occasione di fare il viaggio (Astrain II, 371. Salmeronis Epist. I, xv, dove anche particolari sul viaggio di ritorno). Carafa prese con sè alla volta di Bruxelles il nunzio svizzero Raverta, la cui nunziatura così finì ; su di essa cfr. Reinhakdt-Stefeens xiv-xx. 2 V. l’istruzione del duca di Paliano per Cardine in appendice a Nores 432. 3 Cfr. Firmani Diaria 512. 4 Vedi Coggiola, Capitolazione 102. Sul ritorno L. Firmantjs osserva : * « 12 Martii 1558 legatus cum tribus suis familiaribus incognitus nemine sciente di-