Le cose spingono verso la guerra. 379 Nel bel mezzo delle grandi feste, che allora si celebrarono in onore di questo nipote,1 piombò la notizia che era fuggita dal proprio palazzo presso i Santi Apostoli la moglie di Ascanio Colonna, Giovanna d’Aragona, un tempo ammirata per la sua bellezza, alla quale era stato proibito di abbandonare di proprio capriccio Roma e di maritare una delle sue figlie. Travestita, Giovanna in una colle figliole per Porta S. Lorenzo e Tivoli si mise in salvo negli Abruzzi.2 Poiché essa era molto ben vista dal popolo favorevole ai Colonnesi, il papa temette che scoppiassero turbolenze e prese per la notte provvedimenti militari di precauzione. Il capitano della porta scontò la sua negligenza o venalità colla morte, i soldati di guardia furono mandati alle galere e Giuliano Cesarmi sospettato di cooperazione tradotto in Castel S. Angelo.3 Nello stesso tempo si procedette nel modo più rigoroso contro i nobili disobbedienti nello Stato della Chiesa e Marcantonio Colonna venne citato a Roma sotto pena di ribellione.4 Allorquando ai 7 di gennaio del 1556 Sarria e Garcilasso de la Vega intercedettero nuovamente in un’udienza a favore dei Colonna, successe una scena violenta. Il papa pregò di non immischiarsi in modo alcuno nei suoi affari ed espose come i Colonna fossero sempre stati nemici della Santa Sede. A questo punto il marchese di Sarria assunse anche un tono alto e sollecitò aperta risposta giacché, disse, fino allora non aveva avuto che buone parole, colle quali non s’accordavano i fatti. In seguito a ciò il papa incaricò il dì seguente il nepote di spedire quattordici capitani ad arruolare 3000 soldati.5 Facevasi ognora più chiaro che le cose spingevano alla guerra. Ai 7 di febbraio 1556 il papa osservò all’inviato veneto Navagero, al quale concedeva speciale confidenza, che intendeva svelargli i suoi pensieri. Da questi imperiali noi dovemmo subire tante e sì grandi ingiurie, che abbiamo sorpassato Giobbe" in pazienza. Noi possediamo tante prove per tutti i loro complotti e azioni di 7 gennaio 1556 (Cod. Barb. lat. 5698, p. 7, BibliotecaVaticana)il cardinale Medici congratulossi col conte di Montorio. Circa il disaccordo col duca d’Ur-bino vedi Duruy 101, 406 ss. ’ Cfr. la * relazione di G. Aldrovandi da Roma 28 dicembre 1555 (Archivio di Stato in Bologna). 2 Cfr. con Navagero in Atti Moderi. Ser. 3 II, 158 ss. e Masius, Briefe 233, le notizie dettagliate nell’* Avviso di Roma 1556 gennaio 1. Cod. TJrb. 1038, P- 119. Biblioteca Vaticana. 3 Vedi Navagero presso Brown VI 1, n. 337, 347 e ]’* Avviso dell’ll gennaio 1556 loc. cit. 121 ; cfr. anche Arch. d. Soc. Rom. IV, 333 ss. 4 Vedi Navagero presso Brown VI 1 n. 347 e gli * A vvisi del 18 e 25 gen- naio 1556, loc. cit. 124h, 128. 6 V. la relazione di Navagero dell’ll gennaio 1556 in Atti, Moderi. Ser. 3 II, 160.