La candidatura del Salviati. 29 breve diventò il -chiacchierio generale della città, fu che persino il fratello di Alessandro Farnese, Ranuccio, e suo cugino Sforza erano disposti a dare il loro voto a Salviati. I più cercarono la ragione di questo voltafaccia in riguardi della politica di famiglia. Dei quattro fratelli Farnese il duca Ottavio era genero dell’imperatore, da cui aspettava il possesso di Parma. Orazio Farnese invece sperava di diventare genero del re di Francia e nutriva sentimenti francesi. Dei due cardinali Farnese, Alessandro propendeva più per Ottavio, Ranuccio al contrario aveva maggior inclinazione per Orazio. Poiché temeva che Ottavio, consigliato da Alessandro, strappasse con aiuto imperiale il ducato di Castro ad Orazio, Ranuccio propendeva tanto più di cuore dalla parte francese in quanto che non voleva rendere difficili i piani del fratello circa le nozze a causa d’amicizia coll’imperatore. 1 II cardinale Sforza non avrebbe visto di mal’occhio papa il Salviati perchè sua cognata era nipote del Salviati. Col trapasso dei due nepoti nel numero dei suoi favorevoli crebbero in modo straordinario le aspettative di Salviati. Per tutto il 2 febbraio, in cui non si fece la votazione, si svolse una vera gara attorno a Ranuccio e Sforza, cercando gli uni di tener fermi i due nepoti, gli altri di riguadagnarli. La sera gli imperiali dopo parecchie alternative erano riusciti ad ottenere che essi promettessero di non votare per Salviati almeno nei due giorni seguenti. Una notte per molti insonne pose momentaneamente fine alla gara e alla lotta, ma soltanto la sera del giorno dopo s’avverò la riconciliazione decisiva dei tre Farnese, in seguito alla quale i francesi abbandonarono Salviati. Questo incidente fu di somma importanza per l’esito del conclave. Farnese aveva esperimentato che la disciplina di partito, sì solida fino allora, poteva infrangersi alPimprovviso e che era pericoloso tirare ancora in lungo. Dopo la caduta di Salviati, il Guise dovette abbandonare la speranza di spuntarla con un cardinale di sentimenti decisamente francesi. Non rimaneva più altro che di mettere avanti un candidato neutrale. E così ora si ritornò a colui, che da lungo tempo persone perspicaci avevano preso in considerazione,2 per il quale già al principio di gennaio lavorò l’influente duca di Firenze,3 a Giovan Maria del Monte, che inoltre era l’unico fra i quattro cardinali vescovi, la cui candidatura non si fosse ancora dimostrata impossibile. Nel conclave fu il cardinale Sforza, che sui primi di febbraio rivolse pel primo l’attenzione sul Monte, trovando consenso alla 1 Già a partire dalla metà di dicembre tanto la Francia ohe l’imperatore cercarono d’esercitare influsso su Farnese col mezzo dell’affare di Parma. Drtjf-fel I, 330, 332 s„ 343. Ribtek II, 261. 2 Sopra p. 18. 3 Petrucelli II, 52 ss. ; cfr. Oiorn. stor. d. leU. Hai. XLIII, 241.