336 Pio V. 1566-1572. Capitolo 5 a. riforme deliberate al concilio di Trento. Ma la maggior parte erano uomini dotti, non d’azione. Intimoriti dalla difficile situazione essi non ardivano procedere con tutta la risolutezza che sarebbe stata necessaria,1 per cui Pio V ai 2 di luglio del 1571 diresse loro una lettera ammonitoria.2 Costituiva un’eccezione il solo Lindano, che dal 1569 lavorò con sommo zelo quale vescovo di Ruremonda, ma egli pure non fu in grado di riempire la lacuna avvenuta per la partenza di Granvella, il capo naturale dell’episcopato neer-landese. Fu nocivo all’attività religiosa e riformatrice dei vescovi anche il governo dispotico dell’Alba: l’odio contro il governo spa-gnuolo colpiva loro pure, nei quali non vedevasi che strumenti di Filippo II e del suo duca.4 E tuttavia erano i vescovi per l’appunto coloro che esortavano coraggiosamente l’Alba a un procedimento più mite. Il ferreo duca non se ne dava pensiero e diceva che i vescovi non capivano nulla della cosa. Come nel politico così anche nel campo ecclesiastico l’Alba era un seguace incondizionato del sistema di Filippo II, pel quale gli ecclesiastici erano più impiegati dello stato che della Chiesa. Senza riguardo egli faceva uso del placet per bolle pontifìcie senza curarsi del fatto che con ciò procurava impedimenti persino ai tanto salutari sforzi di Pio V per la riforma del clero neerlandese.5 Per le intenzioni cesaropapistiche dell’Alba è caratteristica la richiesta fatta nel 1570 di far partecipare alle discussioni del primo sinodo provinciale tenuto a Malines un membro del grande consiglio in qualità di commissario regio.6 Dallo stesso sistema cesaropapistico derivò l’aperta ostilità dell’Alba contro i Gesuiti7 ed una disposizione di Filippo II del 1571, che stabiliva la pena dell’esilio per la diffusione di bolle papali senza il permesso del governo.8 1 Vedi Pie enne IV, 483. Holzwabth (II 1, 336 ss.) dà precise notizie sui singoli vescovi e la loro attività riformativa. 2 Vedi Lauebchi 1571, n. 34. TTna lettera precedente, del. 5 luglio 1568, che invita alla riforma, presso Goubau 91 s. s Vedi A. Havensius, Vita Lmdani, Coloniae 1609; Foppens, Bibl. Belgico I, 410 s. ; Annuaire de Vuww. de Louvain 1871; Katholik 1871, I, 702 s. ; II. 89 ss., 442 ss., 659 ss. i Vedi Pirenne IV, 33, 484. s Vedi Holzwabth II 1. 368. « Cfr. de Ram, 8ynodicon Belg. I, Mechlin. 1828; Holzwabth II 1. 368 ss. Allorquando nel 1570 l'arcivescovo di Treviri volle visitare il circolo arcidia-eonale di Longuyon, un commissario di Alba intervenne alla seduta della commissione di visita ; vedi Heydingee, Archidiaconatus tit. 8. Agathes in Lon-guiono descriptio, Aug. Trev. 1884. i V. Imag. primi sneo. JSoc. lestu, Antuerpiae 1640, 745; Pi benne IV, 496. Cfr. Cappelletti, I Gesuiti e Venezia, Venezia 1873, 40. Alba fu confermato in questa avversione dal suo confessore ; v. Corresp. de Grani'elle, ed. Pi°'r IV, 604. s Vedi Van Espen, Opera omnia canonica VI, 86.