220 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 a. Contro simili difficoltà urtò la ricordata bolla di Pio V anche a Mantova: fra i preti e i monaci pensavasi ch’essa avrebbe dato occasione a malvagie accuse e aperto la via all’inquisizione. La pubblicazione del testo latino aveva incontrato qualche mormorio e cercossi di suscitare la protesta del duca contro il progetto d’una traduzione italiana.1 Circa quel tempo il duca Guglielmo era abbastanza di malumore contro Roma perchè il papa contestavagli il diritto di presentazione per la sede vescovile di Mantova concessogli da Pio IV e che con sentenza del 23 dicembre 1566 gli venne tolto definitivamente 2 Il papa era andato sì avanti da mandare al duca una citazione; quando poi al suo inviato fu tolta nel ritorno la citazione in una coi contrassegni d’inviato, Pio V avrebbe pensato d’obbligare il duca a presentarsi personalmente in Roma ed a deporlo in caso che non comparisse.3 Toccò all’inquisizione scontare in Mantova il malumore del principe, la cui irritazione si comunicò a tutta la città. Quando, nel 1567, l’inquisitore carcerò alcuni mantovani, il rappresentante del duca Francesco di Novellara, elevò protesta contro un’ulteriore azione del tribunale inquisitoriaie fino a che il principe non fosse contento.4 Ma Pio V non intendeva di pigliarsi tacitamente una tale violazione di diritti ecclesiastici riconosciuti. Ai 31 di maggio si rivolse al duca e lo pregò perchè, in considerazione anche della quiete e della pace, si opponesse a tali usurpazioni e lasciasse che si punissero i rei. Comunicò nello stesso tempo che siccome troppo negligente aveva allontanato l’inquisitore Ambrogio Aldegati nominando al posto del medesimo il domenicano Camillo Campeggio. 5 1 Stefano Davabi in A reti. stor. Lomb. VI (1879), 773 ss., 787 ss. L'inquisizione spagnuola era allora temuta e odiata non soltanto in Italia. Allorché nel 1569 il gesuita Antonio Possevino ritornava da un viaggio a Roma in Avignone, la voce che avesse dal papa l’incarico d’introdurre colà l’inquisizione spagnuola suscitò un tumulto e un assalto contro il collegio dei Gesuiti (La-debchi 1569, n. 180 s. iSacchini P. Ili, 1. 5, n. 139 s. Fottqtteray I, 443-446). Del resto gli energici provvedimenti del papa riuscirono a mantenere immune dal protestantesimo Avignone pur nella pericolosa vicinanza di Orange (La-oeechi 1566, n. 414 ss. ; 1567, n. 163; 1568, n. 171; 1569, n. 176 ss. GoubaiT 133, 135, 169, 179, 184, 217). Anche il papa stesso dovette in una lettera a Filippo II del 26 ottobre 1569 (Corresp. dipi. Ili, 168 ss.) difendersi dall’appunto ch’egli non tenesse sufficientemente conto dei privilegi dell’inquisizione spagnuola. 2 Ladekchi 1566, n. 197; cfr. 1567, n. 22. Tiepolo presso Alkèbi II 4, 180, 190. 3 Requesens a Filippo II, 18 settembre 1566, Corresp. dipi. I, 346 ; cfr. 388. 4 D avari loc. cit. 774, 788. 5 Ibid. 775. Il * breve di nomina, del 31 maggio 1567, nell’Archivio dei Brevi a Roma.