Pio V giustifica la bolla In Coma Domini, 299 Non devono quindi temersi turbolenze e ribellioni popolari a causa della costituzione; esse saranno piuttosto provocate da eccessive tasse imposte dai principi. Intenzione del papa è stato di indicare i mezzi e vie, per cui i popoli venissero mantenuti in pace e rispetto verso i loro principi. Qualora apprenda che qualche prelato tenti di interpretare o attuare diversamente le sue intenzioni, il papa procederà in contrario. L’avvertimento ai confessori che essi non hanno facoltà d’assolvere dalla trasgressione delle prescrizioni della bolla, è un dovere di vero e legittimo pastore, il quale deve curare che essi sappiano distingure lebbra da lebbra e giustamente giudicare sui peccati riservati al papa. L’accusa che qui il papa abusi del sacramento della penitenza è respinta con queste severe parole: questo è un linguggio quale tengono i nuovi eretici. Nel suo buon sentimento cattolico il re si guardi da consiglieri, che gli ispirano simili idee e tali velenose espressioni.1 Quanto alle controversie sulla giurisdizione Pio V chiese che si presentassero i privilegi ai quali Filippo II appellava. Gli abusi e scandali su questo campo sono sì patenti che il papa si sente obbligato in coscienza a provvedervi. Emanare prescrizioni spirituali è di spettanza del papa come vicario di Cristo, non dei principi e loro ufficiali, chè non a costoro furono dirette le parole: « pasci le mie pecore » ; essi anzi sono pecore soggette all’ufficio pastorale di san Pietro, dal quale debbono farsi guidare in cose spirituali ove non vogliano segregarsi dalla greggia e sotto il pretesto dei privilegi distruggere tutto l’ordinamento gerarchico. Ciò è tanto più necessario perchè da parte di Spagna non può mostrarsi alcun privilegio autentico o concludente. Da un re sì cattolico come Filippo II il papa spera ch’egli sarà il primo a riconoscere ciò, specialmente quanto alla così detta Monarchia Sicula. Dato pure che esista, tale privilegio ribocca di abusi. Del resto nessun papa ha potuto concedere un privilegio, col quale sia diminuita ai papi futuri la potestà loro largita da Dio. Che non 1 Non ostante l’opposizione di Spagna e Venezia Pio V non mutò la forma della bolla, che nel 1569 e 1570 fu pubblicata esattamente secondo lo stesso tenore (v. App. n. 49-50). A Napoli, dove Filippo II impedì colla forza l’ulteriore promulgazione della bolla, il papa la fece recapitare ai confessori regolari a mezzo dei loro generali : nel 1569 concesse a Milano che Borromeo pubblicasse la bolla soltanto in presenza dei parroci e confessori per la ragione che l’anno prima la pubblicazione aveva dato luogo a interpretazioni d’ogni fatta (vedi Bektani 88 s. e Reuscii I, 78 s., ove trovansi altre notizie sulla sorte della bolla nei paesi cattolici). Da Rapicio-Scaruchio, Documenti in onore (li Enea Silvio Piccolimmi, Trieste 1S62, risulta che nel 1568 anche l’arciduca Carlo, del resto buon cattolico, desiderò di vedere sospesa la pubblicazione della bolla. Sulla notevole concessione fatta da Pio V per la Germania circa la bolla In coena Domini, ha gettato luce pel primo il Braunsbergfr, Pius V. 46 s.