246 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 a. metterà ch’essa cada contro volontà in inganno; in altre parole: se Carranza è reo, stia il re tranquillo, che sarà condannato. Ma ove l’appello ai pareri spagnuoli avesse il senso che una sentenza romana divergente da essi non troverebbe la debita obbedienza piena di rispetto, il consigliere, che insinua al re tali pensieri, rifletta che la Chiesa di Dio ha un solo capo sulla terra : quel con siglio urterebbe fortemente contro il senso di questo dogma, che in conclusione la cosa importerebbe costituire se stessi regola e misura delle decisioni della Santa Sede in cose, delle quali il giudizio spetta ad essa sola.1 Un secondo punto di reclamazione era contenuto nella pretesa che dovessero consultarsi teologi più dotti e questi in numero maggiore. La risposta suona così : Filippo riconosca, sì, la capacità dei teologi spagnuoli, mandati da lui, ma il papa pensa egualmente degli altri membri della commissione, che coi cardinali conta 16 persone, numero sufficiente.2 Il più offensivo per la Sede Apostolica era il cenno fatto da Filippo, che sul dibattimento avessero influenza altri punti di vista che non fossero oggettivi, e fini particolari.3 Di nuovo la risposta a questo pungente rimprovero è bensì severa, ma anche molto temperata. Vuole il papa, vi leggiamo, dare un’interpretazione indulgente e ascrivere quest’asserzione allo zelo del re, ma con tutto l’amore fa considerare che mai lo zelo del figlio può arrivare sino all’offesa del padre. Se per ragioni di «considerazioni non oggettive e per fini particolari » ha minacciato « rimedii con mezzi adatti », Filippo riceve la risposta: rifletta il consigliere, il quale ha guidato il re in una corrente così seminata di scogli, « che contra cattivi rimedii Dio ha provisto nella sua chiesa di rimedii buoni».4 Nessuna risposta determinata concede il papa a due altre pretese del re, che cioè la decisione finale dovesse venir comunicata a Madrid prima della pubblicazione e che il papa tenesse in considerazione i nuovi pareri mandati da teologi spagnuoli. Qui pure in forma cortese è detto con tutta chiarezza come non spetti al re di volere istruire con tali pareri non chiesti la sede Romana e prelevarne la sentenza finale. Ricordi Filippo, vi si dice, ciò che 1 « Si risponde con lacrime di c-liaritìi. che lasciando liora da parte la causa del arcivescovo, s’attenda bene a chi suggerisse questi (pensieri a S. M. ; che la Chiesa di Dio non ha in terra se non un capo, et che questo sinistro concetto offenderebbe molto la integrità di questo articolo, perchè questo sarebbe in effetto volersi far regola dei indi'ti! eli questa Santa Sede nelle cause che a lei sola toccano di giudicare ». Ibid. 386. 2 Ibid. 386 s. » V. sopra, p. 243. * Certo una minaccia di scomunica. Corresp. dipi. Ili, 387.