Preparazione della rivolta del 1569. 405 erano piene di cattolici1 ed alla fine di maggio la persecuzione più violenta che mai.2 Se in queste circostanze i cattolici della generazione vecchia potevano lusingarsi colla speranza che quanto alla loro persona essi sarebbero rimasti fedeli alla fede dei loro padri, non poteva invece essere dubbio ad alcuno, data la soppressione di regolare istruzione cattolica, che i loro figli a poco a poco avrebbero aperto l’orecchio alla predicazione ereticale. Inoltre dal maggio 1568 essi dovettero vedere come fosse trattata nel modo più ingiusto la legittima erede del trono inglese non essendone l’ultimo motivo il rimanere fermamente attaccata alla fede cattolica. Non osavasi sollevarsi senz’altro all’esempio dei ribelli francesi e scozzesi, ma a poco a poco però i gravissimi mali rendevano sempre più distinta la questione, se in coscienza e dinanzi a Dio si fosse poi obbligati ad essere muti spettatori di simili violenze, che chiamavano a vendetta il cielo e se ulteriore inazione fosse tuttavia com* patibile coi concetti dell’onore cavalleresco. Possiamo attestare, scrisse più tardi da Lovanio Niccolò Sanders,3 con quale fervore i nobili inglesi si rivolsero a noi per sapere se la Sede apostolica non avesse ancor pubblicato nulla contro la regina e inoltre se, anche senza simile sentenza, non si potesse in buona coscienza osare qualche cosa per liberarsi da quella tirannia. Alla prima questione rispondemmo che, a quanto ne sapevamo noi qui, nulla del genere era stato reso noto, mentre sull’altra questione i più valenti teologi non erano d’accordo. Gli uni non avevano dubbio di sorta, che senza autorizzazione della sede romana si potesse difendere la religione cattolica in quelle dottrine, che sono bene comune cristiano, altri invece ritenevano necessario o almeno più sicuro aspettare una sentenza pontifìcia. Di fresco quell’età aveva visto abbastanza in Iscozia e Francia delle sollevazioni di natura religiosa coronate dal successo. Ma perchè riuscissero, ai cattolici inglesi non mancava invero il necessario numero dei malcontenti, sì invece la risolutezza senza scrupoli dei loro vicini scozzesi. Si discusse sull’attuazione della rivolta, ma non si arrivò a un piano utilizzabile della medesima. Nel corso del 1568 Ridolfì, un banchiere fiorentino residente a Londra, conferì coll’ambasciatore spagnuolo, Guerau de Spes, per 1 « Sicel... aflige bravamente á los católicos, encarcelando á muchos, y casi tiene todas les cárceles llenas ». Guerau de Spes all*Alba, 29 (secondo Kervxn de Lktten hoye, ReUitions VI, 301, il 20) febbraio 1569, Corvesp. de Felipe II III, 191; cfr. 232. 2 Spes a Filippo II, 23 maggio 1569, ibid. 239. L’inasprimento della persecuzione cade quanto a tempo prima della insurrezione del 1569, non può allindi considerarsi col Meyek (p. 105) come sua conseguenza. 3 * A il. A. Oraziani, 15 Cai, martii 1570, Archivio Graziani in Cittil di Castello, Instrutt. I, 26.