Controversie (li politica ecclesiastica a Milano. 277 A questo punto scoppiò l’indignazione del senato. Sotto il pretesto che il birro dell’arcivescovo avesse portato armi proibite, esso, ledendo l’immunità ecclesiastica, lo fece arrestare alla porta del duomo di Milano, pubblicamente torturare in presenza di grande moltitudine di popolo sull’usuale patibolo e poi esiliare da Milano sotto minaccia della galera.1 Il cardinale chiese soddisfazione, che il senato rifiutò: allora Borromeo inflisse la scomunica agli autori della violenza, ma il senato fece strappare dalla porta della chiesa la scomunica e con frasi offensive accusò l’arcivescovo a Roma.2 Con ciò la rottura era completa: vani addi-mostraronsi i tentativi di conciliazione del governatore, a insaputa del quale il senato aveva proceduto, e solo da trattative fra Roma e Madrid pote vasi ora aspettare una soluzione dell’intricata questione. Pio V non degnò di risposta alcuna la lettera del senato. Egli si rivolse al governatore esprimendosi con lui con parole della più acerba riprovazione sull’incidente; dovevasi annullare quanto ■ rasi fatto contro l’arcivescovo e tutto rimettere nello stato in ui era prima degli ultimi fatti; riservavasi ulteriori passi contro i rei.3 Alla fine d’agosto poi il presidente e due membri del senato con alcuni altri correi vennero citati a rendere personalmente ragione a Roma.4 Tutte le rimostranze del governatore e quelle dell’ambasciatore spagnuolo a Roma non valsero a rimuovere il papa da questa richiesta;5 il massimo che concesse fu una dilazione del termine originalmente fissato per la comparsa da trenta a quarantacinque giorni.0 Filippo II disapprovò la malaccorta condotta del senato;7 d’altra parte però credette fosse di nuovo suo dovere intervenire 1 Bonelli a Castagna, 25 luglio 1567, Corresp. dipi. II, 169 ss. Breve dei 17 febbraio 1569, presso Sala I, 222 s. Lettera del Senato in data 13 luglio 1567, presso Sala III, 388. Cifr. Corresp. dipi. Ili, xiii. Secondo Serrano (ibid. xiv) il birro avrebbe sofferto soltanto un simulacro de vapulación. Bonelli (loc. cit. 170) parla invero di tre tratti di corda, ma ciò non significa tre colpi con una fune, ma essere tirato tre volte alla corda e tre volte rilasciato; cfr. il citato breve : « publice tribus ictibus eculei acriter plecti et affici, cum maxima ignominia ... et cum gravi éius corporis tormento». Così pure la lettera del senato, loc. cit. : « poena trium funis quassuum affectus ». Cfr. Bascapé 1. 2, c. 2. p. 30 ; « Acerrime si quis unquam alius torquetur ». ■ Tanta fuit semper archiepiscopi duritia; cum virum hunc [Borromeo] ' i-deremus nullis oninino rationibus maceri; udeo impotenti ira exarsit ; ne cum tornine hoc, qui a sua voluntate nunquam decedit, in ceri amen deseendamus W'C- Lettera del 13 luglio 1567, loc. cit. 3 Breve del 28 luglio 1567, Corresp. dipi. II, 171, n.' 4 Bonelli a Castagna, 22 agosto. 1567, ibid. 181 e 182 n. 1. La citazione pontifìcia è del 19 agosto; ibid. 196, n. 1. Bonelli a Castagna, 24 settembre 1567, ibid. 211. Breve all’Albuquerque del 6 settembre 1567, stampato ibid. 197. 7 V. sopra, p. 276, n. 2.