Zelo del papa per l’attuazione del concilio di Trento. 145 In realtà Pio V s’era adoperato perchè nessuno potesse essere all’oscuro sul suo zelo pel concilio. Egli eseguì secondo le sue forze la prescrizione del suo predecessore, che specialmente i vescovi eletti e i professori d’università dovessero giurare la professione di fede tridentina.1 Con costanza egli fece tutto il possibile perchè le deliberazioni di Trento fossero accolte e riconosciute dappertutto.2 Insieme all’annunzio della sua salita al trono egli inviò i decreti conciliari fino ai confini della terra, a Goa, come agli arcivescovi e vescovi di Messico, Guatemala, Honduras, Venezuela. 3 Esortazioni poi di attuarli egli fece subito mandare in Ispagna4 non meno che in Ungheria e Polonia,5 esprimendo insieme di frequente la sua convinzione, che l’osservanza delle prescrizioni tridentine fosse l’unico ed ultimo mezzo salutare per le ferite della Chiesa.6 Se dai vescovi esigeva obbedienza verso tutti i precetti del concilio, il papa però ne inculcava loro uno in particolare secondo il sentimento dell’assemblea tridentina : l’erezione di seminarii per l’educazione del clero in formazione.7 Più volte scrisse che fra 1 * ÀI rettore e università di Macerata, 5 gennaio 1569 ; ivi nom era osservata la prest-rizione di Pio V e il papa manda esemplari della professione di fede (Brevia, Arm. Pi, t. 13, p. 287t>, Archivio segreto pontificio). Similmente * brevi per Bologna e Perugia della stessa data (ibid. p. 288b, 2891') ; all’arcivescovo di Colonia Federico von Wied, del 13 giugno 1566, presso La-uerchi 1566, n. 269 ; aJPumiveirsità di Colonia nel 1571, presso Hansen, Rheinische Akten 596 s. ; cfr. 589, n. 1, 638, n. 1 ; al vescovo di Eichstätt per l'università di Ingolstadt ai 28 di gennaio 1568, presso Mederer IV, 319 ss., 322. Cfr. Braunsberger, Plus V. 12-19; Sacchini P. Ili, 1. 4, n. 130. Anche una versione arabica della professione tridentina di fede fu stampata in caratteri arabici Romae iussw 88. D. N. Pii V in cotteg. soc. Iesu anno 1566; vedi' Zenker, Bibliotheca orientalis I, 191. 2 Cfr. sopra, p. 133 ss. 3 Cfr. in Laderchi 1566, n. 500 la lettera all’arcivescovo di S. Domingo del 3 febbraio 1566 ; ibid. n. 501 il catalogo (incompleto) dei vescovi americani, ai quali vennero spedite simiglianti lettere. Le due lettere agli arcivescovi di Goa e Messico, del 7 ottobre 1567, presso Goubau 41 s., 45 s. 4 Goubau 2 ss. Collección de dociirn. inéd. IX, 395. 5 All’arcivescovo di Gran, 11 febbraio 1566, presso Gotjbau 6 ; a quello di Gnesen ed al vescovo di Cracovia, 17 gennaio 1569, ibid. 125 s., 129 s. ; al sinodo diocesano di Frisinga, 28 febbraio 1567, ibid. 31 ; all’arcivescovo di Praga, 23 luglio 1568, ibid. 93 ; al vescovo d’Aiaccio, 4 maggio 1569, ibid. 177 ; al legato d’Avignone, 25 giugno 1569, ibid. 185. 8 « Ad has igitur, qui bus afflicta laborat ecclesia, tot tantasque plagas ut-cunque sanandas et ad iram Dei aliquo modo avertendam atque placandam unicum nobis remedium superest, diligens videlicet ss. oecumenici concilii Tri-dentini decretorum custodia » (Christophoro episcopo Patentino, 1° febbraio 1566, presso Goubatj 3). « Nullum enim occurrit nobis, mentem nostram huc et illuc versantibus, aliud remedium ad ecclesiam ipsam in commodiorem et tran-quilliorem statum redigendam, quam ut s. generale concilium Tridentinum... utique servetur » (all’arcivescovo di Gran, 11 febbraio 1566, ibid. 6). 7 « Districte praecipimus ut ipsuni concilium... obesrves ac praeter cetera dlud de seminario in unaquaque ecclesia instituendo saluberrimum laudatis- Pastor, Storia dei Papi. Vili. 10