Atteggiamenti politici verso la. bolla In Coma Domini. 289 nobbe che sostanzialmente la bolla non differiva dalle precedenti e non invalidava le « usanze di Spagna » fino allora rispettate dai papi.1 Questa volta, principalmente perchè nel suo regno di Napoli, appellando2 alla bolla In coena Domini, s’erano avverati dei rifiuti di pagamenti d’imposte, Filippo si comportò diversamente quantunque il papa ripetutamente rappresentasse a lui ed al suo governo che dal suo pensiero esulava l’intenzione di volere colla bolla limitare l’autorità e giurisdizione regia o revocare antichi privilegi : dovevasi soltanto toglierne l’estensione illecita e abusiva e con ciò provvedere al bene delle anime ed alla quiete dei popoli. Pio V aggiunse l’avvertimento di guardarsi dal prestar fede a quelle persone, le quali volevano persuadere i principi ch’egli colla bolla perseguisse scopi antistatali.3 A Roma rappresentava tali idee principalmente l’ambasciatore Veneto Paolo Tiepolo. Egli aveva immantinente dato relazione alla signoria presentando però il passo del papa quasi che questi colla bolla volesse attribuirsi la decisione non solo nelle cose spirituali e miste ma anche nelle meramente civili. Tiepolo disconobbe completamente la vera situazione eziandio pensando che la condotta del papa fosse dovuta a consiglieri malvagi e senza coscienza, che prospettandogli misure necessarie pel ristabilmento dell’autorità della Chiesa volessero ingolfarlo in controversie coll’autorità civile.4 Da principio assunse un contegno più riservato Zuniga, il rappresentante di Spagna a Roma. Egli pure in verità seguiva l’opinione errata che i famigliari di Pio V mirassero a distogliere il papa dalle riforme in Roma avvolgendolo in dissidii coi principi,5 bramava però che Tiepolo per primo facesse i passi in proposito. Un’idea più giusta di Pio s’era poi fatta Zuniga in un altro rispetto. Egli aveva compreso che non era il caso di prendere quell’uomo coi mezzi usati fino allora e perciò consigliò di concedere i privilegi per Bosco e la pensione per il Cardinal Ghislieri in modo che il papa non vi potesse vedere un tentativo di guadagnarlo con tali compiacenze, ohè altrimenti tutto sarebbe senz’altro perduto.8 Lo spagnuolo aveva in vista principalmente città d'Italia. « Molti nondimeno dubitano che non venga un giorno fantasia al Papa di farla publicare». Nel 1567 Arco dovette notificare ai 29 di marzo che il papa aveva fatto pubblicare come di consueto la bolla e comandato che ogni arcivescovo, vescovo e parroco n’avesse un esemplare. Archivio (ii Stato in Vienna. 1 V. Corresp. dipi. I, 191. 2 Cfr. ibid. Ili, Lvn s. 3 V. ibid. II, 373, 444, 451, 503. 4 P. Tiepolo, Relazione di 1569 p. 179 s. 5 ZtSHiga all’Alba da Roma 8 maggio 1568, Coleee. de docum. inéd. XCVII, 467, 469. R Ziiniga a Requesens (la Roma 8 maggio 1568, loc. cit. 469. Pastor, Storia dei Papi, Vili. 19