Cosimo I de’ Medici elevato a granduca di Toscana. 453 Cosimo I invece aveva in ogni modo immaginabile mostrato il suo ossequio al papa durante tutto il tempo fino allora scorso del governo di questi. Era stato adempiuto quanto egli gli aveva promesso al principio del pontificato circa l’appoggio all’inquisizione come per la riforma ecclesiastica.1 La consegna del Carne-secchi all’inquisizione romana, l’aiuto all’imperatore nella guerra, turca del 1566 e il recente efficace soccorso dato ai cattolici francesi nella terza guerra ugonotta erano in realtà cose appropriate per procurare al mediceo in alto grado la fiducia e l’amore di Pio V.2 Camaiani e il cardinale Ferdinando de’ Medici, che lavorava con lui, non incontrarono quindi grandi difficoltà allorché proposero come ricompensa al mediceo di decidere a suo favore, come ne aveva già avuto l’intenzione Pio IV, la questione della precedenza pendente da una generazione coll’elevazione di Cosimo a granduca. Il progetto dovette piacere tanto più a Pio V perchè, vivendo egli tutto nelle concezioni del medioevo, poteva ripetere a se stesso: se un papa ha dato a Carlo Magno il titolo d’imperatore, tanto più io posso largire il titolo di granduca a un principe benemerito della Chiesa.3 Addì 27 agosto 1569 fu stesa una bolla4 del seguente contenuto : il papa, posto da Dio sui popoli e regni quale investito della suprema podestà nella Chiesa militante, deve rivolgere vigile l’occhio su coloro, che a preferenza d’altri si rendono benemeriti della Santa Sede e della fede cattolica. Sotto questo aspetto si distingue in modo particolare il sovrano di Toscana. Anche recentemente egli ha magnanimamente aiutato i cattolici francesi ed ha fondato l’Ordine dei cavalieri di S. Stefano ad onore di Dio e per la propagazione della vera religione. Poiché questi meriti esigono un guiderdone, il papa in virtù della sua podestà apostolica lo dichiara con questo granduca ereditario di Toscana per quanto questa terra gli è soggetta come a sovrano, senza con ciò intaccare i diritti dell’imperatore o d’altri re. Per questa concessione di titolo la bolla s’appella a simili atti dei papi Alessandro III, Innocenzo III e Paolo IV di fronte ai reggenti di 1 Ofr. Legna, di Serristori 419. 2 Vedi Tiepolo 189 ; Gaixuzzi 06 s., 95 s. ; Maffei 60 s. ; Herrk, Papst-ivahlen 159 s. ; Paeandri 124 s. Nel 1568 Pio V aveva preso l’ufficio di padrino alla nascita della figlia di Cosimo; cfr. il * breve a Johanna principessa Fiorentine del 28 gennaio 1568 (invio del Cardinal Ricci), Archivio di Stato in Firenze. TJn po’ tardi la moglie di Cosimo fu onorata colla concessione della rosa d’oro; vedi Laderchi 1568, n. 59. ^ 3 Ved Gaixuzzi 89 s. ; Bibl loc. cit. 45 s. Sull’opera di Laubentius Belus, ’ De stimma pontificia potestate crcandi et destruendi saeculares potestates■ ecc. v- sopra, p. 90, n. 5. 4 Bull. R0m. vii, 703 s.