Il nunzio Castagna e gli abusi a Napoli. 301 attendevano che il papa avrebbe scomunicato il viceré,1 ma costui non si lasciò spaventare da tale minaccia: continuò a combattere la bolla con tutti i mezzi. Fece sequestrare tutti gli esemplari che trovavansi presso i librai, sospese le temporalità ai vescovi che pubblicavano, reprimendo con sommo rigore l’attuazione delle sue prescrizioni.2 Anche nella questione dell ’exequátur e delle controversie giurisdizionali il viceré di Napoli lavorava incessantemente a distogliere Filippo II dal prendere in considerazione le lagnanze del papa.3 Perciò anche il quarto anno della nunziatura di Castagna si svolse oltremodo spinoso. Il nunzio tuttavia non mancò di difendere con la parola e con gli scritti la causa della libertà ecclesiastica. Al principio di febbraio del 1569 egli condensò in un memoriale destinato al re i principali abusi avverantisi nel regno di Napoli,4 reclamando principalmente sull’estensione dell’exequátur. Concesso in origine dai papi allo scopo che in quel regno scisso dai partiti non ottenessero vescovati o benefici persone non idonee, esso non soltanto fu mantenuto all’avvento di tempi più tranquilli, sebbene ne fosse scomparsa la ragione, ma esteso ulteriormente persino a visite di conventi e indulgenze diventando un peso opprimente perchè gli ufficiali facevansele pagare. Il memoriale elevava poi lagnanza su altre usurpazioni della podestà civile nel regno delle due Sicilie. Ivi i vescovi venivano citati dinanzi a giudici laici per le minime cose ed era loro interdetto di obbligare il popolo alla celebrazione della domenica o di punire pubblici concubinarii. S’era vietato al nunzio di procedere contro mercanti d’indulgenze che servivansi di bolle papali falsificate. Era stata emanata una nuova legge prescrivente ai vescovi di sottomettere all’esame del potere civilte prima della stampa le loro disposizioni spirituali, venendo così impediti dall’esercitare l’ufficio loro affidato da Dio, dal tenere sinodi diocesani e dal punire rei. Quanto più pressantemente il papa aveva pregato di togliere gli impedimenti alla giurisdizione spirituale a Napoli, tanto più essi erano stati accresciuti dagli ufficiali del re. Alla fine Castagna accennava che nulla s’era fatto a tutte le sue lagnanze e ohe non era stata presa in considerazione neanche la sua proposta di mandare a Roma una commissione fiduciaria per avviare un componimento. 1 V. la * relazione di Cusano del 15 gennaio 1569, ibid. 2 Vedi Giahnonf. IV, 149 s. ; Amabile I, 293 s. 3 V. ibid. 166. 4 V. il * Memoriale in Fondo Borghese I, 607. p. 14-19, Archivio se-Si'eto pontificio, annesso alla relazione del 9 febbraio 1569, Corresp. dipi. [I1' 40 s. Cfr. ibid. 64 s. un altro memoriale sobre alnisos eontra la jurisdiecion