Stato e Chiesa nelle colonie spagnuole. 499 Indie, questo o il commissario generale designava le provincie, dalle quali si dovevano pigliare i necessarii religiosi. Con questi egli poteva poi ritornare nelle Indie, dove con nuove relazioni agli uffici che lo avevano mandato, l’affare giungeva finalmente al termine. Se voleva abbandonare di nuovo l’india, un regolare non poteva, secondo un decreto regio del 29 luglio 1564, appellarsi neppure al permesso del papa; egli doveva avere l’autorizzazione del consiglio delle Indie, sebbene in casi determinati bastasse però l’approvazione vescovile. Parecchi di questi diritti se li era arrogati da sè il governo spa-gnuolo ; moltissimi però si fondavano sulla concessione della Santa Sede. 1 re avevano cioè dotato di rendite quasi tutte le chiese del mondo nuovo ; sostenevano le spese di viaggio dei missionarii e vescovi; provvedevano le chiese di cera, olio e di tutto il necessario al culto divino. (La costruzione di nuove chiese, la fondazione di nuove missioni era in alto grado affidata all’appoggio del re: se erano necessarii restauri ad una chiesa, dovevano essere fatti sul conto delle tasse regie. Alessandro VI aveva concesso al re il diritto delle decime nell’india a patto che arredasse le chiese e sostenesse le spese di culto.1 I re si servirono però raramente di questo diritto, ma donavano la decima ai vescovi, al clero, alle chiese o agli ospedali. In media i vescovi nominati dal re, come un Giuliano Garcés di Tlaxcala, Zumàrraga di Messico, Vasco de Quiràs di Michoacàn, erano uomini dotti e abili. Nonostante le lungaggini senza fine nell’erezione di monasteri, di questi ce n’era una quantità, e gli ospedali e le chiese quasi non si potevano contare. In generale dunque, data la profonda religiosità del popolo spagnuolo, il diritto regio di sorveglianza era favorevole agli affari ecclesiastici. Proprio sotto Pio V accadde però una volta che nel vescovado messicano di Oaxaca si dovesse chiudere il seminario già eretto, perchè furono trattenute al vescovo le sue rendite : il papa se ne lagnò col re di Spagna.2 Nel restante però anche a quel tempo le colonie e le missioni furono aiutate liberalmente dal governo spagnuolo. Ne offre un esempio sotto il regno di Pio V la fondazione di una provincia religiosa dei Gesuiti per il Perù. Filippo II stesso aveva chiesto nel 1567 missionarii per gli indiani di questo paese e Francesco Borgia ne aveva concessi due da ciascuna delle quattro provincie spagnuole del suo Ordine, i quali furono provvisti dal re di tutto il necessario così abbondantemente, che 1 Con bolla del 25 settembre 1493, stampata dal Solorzano I, 613 pressa Bekchet I, 15 s. Ofr. breve di Giulio II, dell’8 aprile 1510 (pubblicato da F. Fita nel Buletin de la R. Acadcrndu de la historia 1892, 261 ss.) ibid. 230 s. 2 Tre lettere al Castagna, a Filippo II. ni vescovo di Oaxaca (Antequera), utte del 2 aprile 1570, presso Laderchi 1570, n. 424, 426, 427.