240 Pio V’. 1566-1572. Capitolo 3 a. Già ai 28 di luglio del 1568 Filippo II aveva in una lettera autografa al papa elevato doglianze sulla direzione, che fin d’allora sembrava pigliassero i dibattiti su Carranza.1 Ora egli rinnovò la sua protesta nella forma più tagliente. La sua lettera del 26 ottobre 15692 indirizzata all’ambasciatore spagnuolo in Roma, ma in realtà destinata al papa, al quale doveva presentarsi, porta in testa il nome del re, ma in realtà è l’inquisizione che parla per bocca del re e il cui linguaggio consapevole della sua forza anche di fronte al capo della cristianità sta in strano contrasto colla riverenza del resto messa in vista verso il vicario di Cristo. Vengono enumerate in primo luogo quante offese s’erano permesse a Roma contro la procedura al fine di potere favorire il Carranza e risparmiare al papa una più profonda conoscenza degli errori di lui, e ciò in un negozio, che è diventato « lo spettacolo per tutti i popoli». I processi dei vescovi avevano sempre appartenuto in Ispagna alla sfera dell’inquisizione e l’eccezione fatta per Carranza «contro i privilegi e l’autorità del Santo UflMo» s’era fondata su la ferma speranza che nel suo caso sarebbero osservati la prudenza, il segreto e l’ordine ai quali s’era abituati in Ispagna.3 In una lettera d’accompagnamento4 l’ambasciatore ebbe altre istruzioni complementari. Vi si leggeva: eseguirete questa incombenza colla diligenza e zelo ohe mi attendo da voi e che la natura delle cose, come vedete, esige; e voi pregherete il papa che vi ascolti senza alterazione e con attenzione, così esigendo la specie della comunicazione. Egli aveva poi da rappresentare, che nessuno propriamente doveva cotanto favorire l’inquisizione e mirare alla conservazione della religione nei regni spagnuoli quanto il papa, nella cui obbedienza quelle terre erano state mantenute precisamente dall’inquisizione e dalla religione: che il procedere del papa invece atterrava il Santo Uffizio e che per quanto riguardava il re, questi non poteva e non doveva cessare dal favorire l'Inquisizionc. come avrebbe fatto sempre, finché vivesse. Sulle prime Zuniga non ardì di far pervenire al papa questi rimproveri e minacce: anche il Cardinal Pacheco come il vescovo di Badajoz, Simancas, e più tardi il Cardinal Granvella dissuasero da simile passo.5 Una volta che Filippo — tale la sentenza di Gran vella — ha rimesso l’arcivescovo e il suo processo ai tribunali romani e il papa ha fatto esaminare con tanta diligenza gli atti, non si riuscirà a persuadere il mondo che i tribunali del re, anche 1 Ibkl. vii. 2 Estratto ibkl. xi. Purtroppo l'importante documento non è comunicato nel suo contesto. 3 « la cautela, secreto y orden acostumbrados en España » ; ibid. * Estratto ibid. ixn.