544 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9 b. I contrasti su tale questione si acuirono sempre più e vennero fuori espressioni molto acri. I cardinali Granvella e Pacheco credevano che i veneziani si diportassero come se a Famagosta fossero assediati gli spagnuoli. L’ambasciatore di Francia al contrario disse addirittura che i rappresentanti di Filippo II volevano sfruttare il più possibile l’angustia della repubblica di S. Marco e che così tutto rimaneva in sospeso.1 Pio V, che con pazienza infinita aveva accompagnato le trattative e più volte vi si era intromesso con successo, ne fu profondamente addolorato. Il 9 dicembre diresse una lettera autografa a Filippo II.2 In essa egli levava le più amare lagnanze: appena erano state superate le più grandi difficoltà coi veneziani, ed ecco i commissarii spagnuoli dichiarare di non poter deliberare fintanto che non ricevessero istruzioni circa la luogotenenza nel comando supremo. Il papa chiamava questo modo di procedere strano e causa di sospetti. Sotto minaccia di troncare le trattative, egli chiedeva al re immediata decisione : egli non lasciava nessun dubbio sulla sua ferma volontà di aiutare a tutto potere Venezia contro i Turchi.3 II nunzio a Madrid, che doveva consegnare questa lettera, ricevette istruzione di dichiarare quanto segue, nel caso che Filippo ancora tergiversasse: che il re, in seguito della concessione del sussidio, era obbligato a mettere a disposizione del papa sedici galere e che il tentativo di sottrarsi a tale obbligo costringerebbe il papa a ritirare la mentovata concessione.4 Indarno il Zuniga eercò di placare il papa, il quale si lamentava amaramente della condotta dei commissarii spagnuoli ed era specialmente indignatis-simo contro il Granvella.5 L’irritazione per il contegno dei rappresentanti di Filippo II era grandissima anche altrimenti. Il Facchinetti temeva che le trattative della lega fallissero e che i veneziani si mettessero d’accordo con i Turchi.6 Inquietudini di tal sorta s’impadronirono anche di Pio V : persino allorquando i commissarii spagnuoli si mostrarono più arrendevoli, egli non aveva più fiducia. Di Filippo egli giudicava che propriamente non gli importasse che di ottenere la cruzada.7 Mentre erano sospese le trattative, si attendeva a Roma con 1 Vedi CiiAiiHiÉRE III, 128. 2 V. la lettera di Bonelli al Facchinetti del 9 dicembre 1570 presso Vales-sise 97 s. Ofr. Gondola presso Vorjsovicu 587 s. » Cwresp. dipi. IV, 118 s. Cfr. Valensise 97 s. ; Gondola loc. cit. 4 V. Corrcsp. dipi. IV, 119 s. 5 V. ibid. 138 s. Ofr. Serbano, Liga I, 94. « Cfr. le sue relazioni presso Valensise 99 s. ■ V. la relazione dei commissarii spagnuoli del 29 dicembre 1570, Corrcsp-dipi. IV, 153. Anche * Arco dà simili informazioni in questo giorno (Ar chi vif> ■di Stato in Vieinna). ,