La rivoluzione nei Paesi Bassi. 323 supplivano ciò che al movimento difettava in estensione. Quanto poco solide radici avesse la nuova religione era stato dimostrato dal fatto che nel 156B bastò un solo invio di truppe per ristabilire l’antico stato delle cose a Valenciennes, Tournai e nella Fiandra marittima.1 I più compromessi andarono allora in esiglio : ma ora essi ritornarono a schiere ed anche da Ginevra, dalla Francia, Germania e Inghilterra accorsero molti predicanti per maneggiare sistematicamente le larghe classi della popolazione. Dalla fine di maggio del 1566 si tennero all’aria aperta dinanzi a migliaia di persone, per lo più armate, « selvagge prediche » contro «l’idolatria romana». Nello stesso tempo furono lanciate nelle città e villaggi innumerevoli pasquinate, libelli e diffamazioni contro la Chiesa e anche contro il re. A lato dei forestieri sorsero dappertutto predicanti indigeni, ch’erano talora preti cattolici apostati, ma anche calzolai e sarti, tutti d’accordo nell’ec-citare il popolo contro 1’«impostura» della vecchia Chiesa. Le autorità intimorite lasciavano correre e persino a Bruxelles si potè predicare in due luoghi in senso calvinista. Anche le province del Nord vennero prese dal movimento: n’erano i focolai principali Anversa e tutta la Fiandra. A Tournai i novatori cercarono già con minacce di costringere i cattolici ad udire le loro prediche ingiuriose. Di tutti i mezzi si faceva uso: nei villaggi della Fiandra meridionale dei demagoghi mostravano lettere col sigillo falsificato del re, che incitavano al saccheggio delle chiese. Ivi formaronsi segretamente delle liste per l’iscrizione di uomini disposti a entrare in aperta lotta per la nuova dottrina.2 Nell’agosto del 1566 la materia incendiaria diffusa dappertutto divampò.3 Ai 10 d’agosto, dietro istigazione e sotto la guida dei predicanti, cominciarono gli orrori dell’iconoclastismo nei circoli industriali della Fiandra occidentale, ove il calvinismo contava 1 Vedi Pibenne III, 538. 2 Con Pibenne III, 559-570 v. specialmente Rachfakl II 2, 636 s., 643 s., 046 s., 673 s., 703 s. 3 J. Kaufmann (Über die Anfänge des Bundes der Adeligen und des Bildersturmes, Bonn 1889, 36 s) cerca di provare che un sincdo tenuto ad Anversa nel luglio 1566 abbia deliberato la guerra alle immagini, ma che l’attuazione fosse lasciata alle comunità. Raohfahx, (II 2, 713 ; cfr. App. 74) rigetta questa opinione siccome non fondata nelle fonti, ma nello stesso tempo fa rilevare recisamente : « furono i fruty della predicazione contro l’idolatria, che ora vennero a maturazione, e per tanto la guerra contro le immagini è di fatto l’opera del calvinismo, dello spirito, che la dottrina del riformatore ginevrino .piantò con irresistibile forza nei cuori dei suoi aderenti. Non fu essa la conseguenza <1 una deliberazione valevole dappertutto e da lungo tempo presa, che obbligò in ogni luogo le comunità, ma l’idea era come nell’aria. Per un tempo sufficientemente lungo s’era già giuocato con essa : soltanto nella riunione di St.-Tronci essa era stata di nuovo discussa. Ed allora si cominciò ad attuarla sul serio».