286 Pio V. 1566-1572. Capitolo 4 b. trusione per vie diverse e sotto pretesto della giustizia in processi ecclesiastici, le istruzioni che si davano ai prelati, giudici ed ecclesiastici di scomunicare e assolvere secondo il capriccio del consiglio regio e delle cancellerie. Mediante questa estesa usurpazione della giurisdizione ecclesiastica si attribuisce, sotto pretesti e con grande astuzia, podestà ecclesiastica al re ed ai suoi ministri e così vengono confuse le giurisdizioni separate perturbando l’ordinamento stabilito da Dio e nascendone il pericolo di distacco dalla santa Sede. Queste violazioni della libertà ecclesiastica hanno poi anche costituito l’inizio di tutte le eresie, come mostra l’esempio della Francia.1 A tutte queste doglianze2 Filippo II rispose anzi tutto dichiarando che doveva assumere più precise informazioni prima di potere prendere una decisione. Il 1° maggio 1568 Castagna notificò, che il governo aveva chiesto informazioni sull’uso della Monarchia Sicula al fine di decidere se ivi fosse opportuna una riforma. 3 Ai grattacapi causati al Castagna da tutti questi negozi, se ne aggiunsero altri. Con editto del 1° novembre 15674 Pio V aveva emanato un generale divieto dei combattimenti dei tori già prima interdetti5 nello Stato pontificio : incorreva la scomunica chi li faceva e chi vi perdeva la vita non poteva avere sepoltura ecclesiastica.Poiché la cattiva usanza s’era diffusa anche fino al Portogallo, toccò al nunzio di fare ivi pure noto il divieto,6 ma per quanto giustificato, il provvedimento incontrò le più gravi diffir coltà. I grandi spagnuoli alla prima notizia mossero subito lagnanze in contrario ed anche il re prese a cuore il pericoloso giuoco nazionale. Qui pure, secondo la sua usanza, egli andò in cerca di teologi arrendevoli, i quali di fatto gli dimostrarono che i combattimenti dei tori non erano cosa peccaminosa.7 A causa della loro 1 II memoriale fu reso noto pel primo da Lämmer (Zur Kirchengesch. 134 e Melet. 220 ss.) dal Cod. 33-E-S della Biblioteca Corsini in Roma. Lämmer l’attribuisce erroneamente all’Acquaviva, cosa impossibile già solo per la cronologia. Che esso fosse presentato dal Castagna risulta dalla relazione di costui del 2 marzo 1568 : esso trovasi inoltre fra le sue carte. Vedi Hinojosa 186 ; Corresp. dipi. II, 315. 2 Cfr. Corresp. dipi. II, 350. 3 Ibid. 357 (colla falsa data del 1° marzo). * V. Bull. Rom. VII, 630 s. Cfr. Corresp. dipi. II, 247. V. anche sopra, p. 143. 5 V. Corresp. dipi. II. 30 e la raccolta degli Editti I, 191 alla Casana-tense in Roma. o V. Corresp. dipi. II, 272. T V. le relazioni di Castagna del 27 gennaio e 8 marzo 1568, Corresp. dipi- II, 299, 322 s. Cfr. la lettera di Zuniga del 21 aprile 1568, in Colecc. de docum. inéd. XCVII, 439. Con lettere del 24 gennaio e 21 aprile 1568 il cardinale Bo-nelli insistette perchè Castagna facesse eseguire la bolla. Corresp. dipi. IL 322, n. ; 350.