72 Pio V. 1566-1572. Capitolo 1 c. Addì 12 febbraio 1572 vennero inaspriti gli ordini già emanati da Pio IV contro l’uso di armi pericolose, che valevano per Roma e tutto lo Stato pontificio.1 Ha raggiunto grande nomea la bolla del 29 marzo 1567 sull’inalienabilità delle terre della Chiesa romana.2 Per essa dove-vasi por fine al nepotismo, che aveva prodotto tante ferite alla Chiesa. Esige particolare considerazione la condotta di Pio V relativamente all’amministrazione delle finanze del suo Stato. Subito dopo la sua elezione egli abolì in Roma l’imposta sul vino,3 fece rivedere le altre gravezze ed esaminare come venisse speso il denaro.4 Nel Patrimonio abolì l’imposta sulla farina dietro una prestazione pecuniaria da pagarsi una volta sola.5 In ragione della sua grande parsimonia6 il papa sperava di potere concedere anche altri alleviamenti. Ad un vescovo, che gli • sottopose un progetto per il miglioramento delle finanze, egli rispose che giovasse alla Chiesa colla preghiera e con vita esemplare e ch’essa non abbisognava di tesori.7 Un sentimento, questo, certo altamente ideale, ma non rispondente al bisogno del tempo. Già nel novembre del 1567 il papa trovossi in grave imbarazzo finanziario.8 Con tutto lo zelo egli meditò sul modo di rimediarvi senza, troppo pesare sui suoi sudditi0 e poiché non poteva esimersi dal prestare aiuto ai cattolici francesi, con sommo suo dolore si vide da ultimo costretto ad una 1 Bull. Rom. VII, 965 s. 2 V. ibid. 560 s. ; cfr. Kirchenlexilcon di Freiburg VII2, 599. Maggiori particolari in proposito qui sotto, p. 160 s. s Importava .} giuln per barili a; v. * Avviso di Roma del 19 gennaio 1566, Uri). 101,0. p. 166, Biblioteca Vaticana. 4 * « Questo fa che la plebe ama molto S. Stà », dice 1’ * Avviso di Roma del 16 marzo 1566, ibid. 194. s Vedi Tiepolo presso Brosch I. 245, n. 1. 8 Così ad es. la Vigna di Giulio III fu data in governo al cardinale d’Aragona * « e così viene ad esser desoibligato di ricever gl’ambasciatori e fare spesa, come si usava prima» (* Avviso di Roma del 4 maggio 1566, Uri). 101,0, p. 220b, Biblioteca Vaticana). Sulla diminuzione delle spese pei militari v. Quellen u. Forscìiungen VI, 84. ? * Avviso di Roma del 19 gennaio 1566, Urb. 101,0, p. 166. Il papa non vuole imposte, neanche indirette, è detto in un * Avviso del 30 marzo 1566. Urb. 101,0, p. 199b, Biblioteca Vaticana. Era Thesaurarius di Pio V il fiorentino Bartolomeo Bussoti; vedi Firmantts, * Diarium in Misceli. Arni. XII, 31, p. 47, Archivio segreto pontificio. 8 V. il * breve al dux Nivern. del 15 novembre 1567 (in stimma, fisci nostri inopia), Arm. 1,1,, t. 13, n. 73b, Archivio segreto pontificio. 0 * « Die noctuque cogitai quonam pacto pecunias reperire possit minino cum populorum et plebis damno» (Arco l’8 novembre 1567, Archivio di Stato in Vienna). Nell’interesse dei suoi sudditi Pio V emanò anche severe prescrizioni contro l’accettazione di regali da parte degli ufficiali dello Stato; v. Studien nnd Mitteilungen aus dem Benediktiner- und Zisterzienserordeiis I 3, 213.