270 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 4 a. sacrilegi compiuti dai rivoltosi, egli reputò suo sacro dovere di tornare a fare presente al re spagnuolo a mezzo di un inviato straordinario la necessità della sua andata nei Paesi Bassi. Pietro Camaiani, vescovo di Fiesole, che sotto Giulio III era stato nunzio presso Carlo V,1 fu incaricato della facenda.2 Nella istruzione3 per lui si legge che pel sangue di Cristo egli debba scongiurare il re a non differire ulteriormente il viaggio; procrastinandolo ancora, la Neerlandia andrebbe perduta per la Chiesa, ma eziandio per il re, ciò che poi avrebbe dovuto avere le peggiori conseguenze anche per la religione cattolica in Inghilterra e Francia. Sua Maestà non se ne lasci stornare da riguardi alla Spagna: anche nel caso che Filippo mandasse un grosso esercito nei Paesi Bassi, questo nulla concluderebbe senza la sua personale presenza. Camaiani aveva inoltre da sollecitare il definitivo invio a Roma del Carranza, disposto il papa a concedere che partissero con lui anche alcuni membri dell’inquisizione spagnuola per informare la Curia. Inoltre Camaiani doveva portare sul tappeto le offese alla giurisdizione ecclesiastica nel regno di Napoli, dove il vescovo di Gravina e persino l’arcivescovo di Napoli sarebbero stati impediti dalle autorità spagnuole nell’esercizio dei loro doveri d’ufficio. Da ultimo egli aveva l’incarico di richiamare l’attenzione sul fatto come mai in Sicilia il privilegio di sovranità noto sotto il nome di Monarchia Sicula venisse adoperato per «fare del re cattolico un papa», derivandone una tale confusione delle cose ecclesiastiche, che, qualora non si rimediasse, il papa si sarebbe veduto costretto a ritirare tutte le concessioni e indulti. A Filippo II tornarono sommamente spiacevoli l’invio di Camaiani, che suscitò dappertutto grande sensazione, ed ancor più i compiti affidatigli. Allorquando, alla fine dell’ultima settimana di novembre del 1566, comparve dinanzi al re, l’incomodo sollecitatore trovò un’accoglienza molto fredda. Filippo fece le parti dell’offeso perchè in Curia mettevasi in dubbio la sua intenzione 1 V. il nostro voi. VI, 95 s. Sul Camaiani, che durante la sua legazione diventò vescovo di Ascoli (9 settembre 1566; vedi Gulik-Eubei. 133), v., con Nuntìaturberichte XII, xavi s., Saggio di cose Ascolane, Teramo 1766, APP-cccxcvi ; Rev. d’hist. eclés. Ili, 413 a ; Capponi, Mem. d. chiesa Ascolana, Ascoli riceno 1989. Da molti, e recentemente anche da Rachfahl (Oranien II 2, 838) l’invio di Camaiani è confuso con quello di Alessandro Casale. Costui, secondo un * breve del 32 settembre 1566 all’arciduca Carlo d’Austria, fu mandato alle loro maestà spagnuole per fare le congratulazioni de partu ipsius reginae ■ v. Addit. 26,865, p. 496, Museo Britannico a Londra. 2 V. il * breve a Filippo II del 27 settembre 1566, che accredita il Camaiani-Minuta originale nel Museo Britannico a Londra (cfr. App. n. 96-99). 3 V. Corrcsp. dipi. I, 356 is. All’editore è sfuggita la stampa dell’istruzione n Compie rendu de la Commiss, d’hist. à Bruxelles III 9, 276 s.