316 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 5 a. in quanto a religione, una gran parte dell’aristocrazia neerlandese conduceva una vita suntuosa e immorale e scialacquava i beni ereditati in splendide feste, forsennato giuoco ai dadi e orgie.1 Sotto ogni rapporto teneva il primo posto fra la nobiltà neerlandese il principe Guglielmo d’Orange. L’animo ornato di belle doti, forte di volontà e tenace, maestro nell’arte di penetrare fino al fondo gli uomini e di guadagnarne i cuori, molto ambizioso, quest’uomo positivo freddamente calcolante possedeva uno sguardo penetrante per la percezione di ciò che potesse essere favorevole o nocivo ai suoi scopi. Quanto alla morale era l’Orange di idee molto licenziose, non facendone menomamente mistero : nella dieta dei principi del 1558 a Francoforte egli dichiarò pubblicamente non peccaminoso l’adulterio.2 Al vizio nazionale della vinolenza era talmente dedito, che talora mise in pericolo il suo vigoroso corpo.3 Di sentimenti affatto mondani, egli era indifferente verso tutto il soprannaturale. Dell’insegnamento luterano avuto fino al suo undécimo anno, certo non molto gli è rimasto nella memoria. Quando poi, al fine di adire la ricca eredità del cugino Renato, dovette diventare cattolico, ebbe un’educazione secondo lo spirito di Erasmo. Nessuna meraviglia quindi che soggiacesse all’indifferentismo dominante nell’aristocrazia neerlandese.4 Quanto egli considerasse la religione solo come mezzo della politica è dimostrato dalle trattative premesse nel 1561 al suo matrimonio con Anna, figlia dell’Elettore protestante Maurizio di Sassonia. Mentre assicurò Filippo II di avere riservato come condizione per sua moglie la professione cattolica e che voleva ch’essa vivesse da vera cattolica, egli rivelò all’Elettore Augusto di Sassonia la sua vera profonda intima inclinazione verso il protestantesimo, che però al momento non poteva ancora mostrare pubblicamente : sua moglie invece doveva vivere liberamente secondo la sua fede luterana ed i figli sarebbero stati educati in questa confessione.s È del medesimo anno 1561 una lettera dell’Orange a Pio IV, nella quale egli assicurava di desiderare l’estirpazione della « peste eretica » nel suo principato d’Orange e di aver dato in conformità ordini ai 1 Cfr. Marx, Studìen 112 s. ; Kachfahx, I, 273 s. V. anche Pibenxe IH» 498 s. 2 Vedi Bitter in Histor. Zeitschrift LVIII, 410, n. 2. s Vedi Marx loc. cit. 116. 4 Vedi Rachfahx 1, 153 s. Ben dice Pirenne (III, 495) che allora l'Orange era « altrettanto cattolico, come pivi tardi doveva essere luterano e più avanti ancora calvinista, cioè senza alcun entusiasmo o profonda convinzione .. Il suo atteggiamento religioso non era altro che una conseguenza della posizione politica che assumeva ». 5 Cfr. Janssetì-Pastor IV15-1«, 267. V. anche Kolligs, W. v. Oranien, Bonn 1884, 8-20; Rachfahl II 1, 91 s., 100 s.