102 Pio V. 1566-1572. Capitolo 2 b. proposte non vennero tradotte in rigorosa legge non fu certo colpa del papa,1 che anzi avrebbe volentieri semplificato, siccome di suono troppo mondano, le forme colle quali il discorso veniva rivolto ai cardinali.2 Anche di fronte ai più alti principi della Chiesa Pio V tuttavia non si limitava alle esortazioni e alle preghiere, ma parlava ai medesimi coH’autorità del vicario di Cristo e richiamava alla memoria il rigore delle leggi ecclesiastiche. Fin dal principio del suo governo egli inculcò molto recisamente ai vescovi che sedevano nel senato della Chiesa il dovere di prendere stabile residenza nel loro vescovado e presso il loro gregge.3 Varii cardinali obbedirono più presto o più tardi e lasciarono l’eterna città,4 ma precisamente a questo proposito toccò ognora al papa di tornare sempre a ripetere le sue esortazioni.5 Pio V stesso poi vietò ad alcuni cardinali di partire per le loro sedi vescovili perchè la loro presenza in Roma era molto necessaria pel governo della Chiesa.6 Fino allora ebbero variamente i cardinali il diritto di conferire a loro piacimento parecchie chiese, conventi e benefici, sì che che magnassero in argento et che iacessero andare le loro famiglie vestite di longo et tenessero un confessore in casa che ogni mese confessasse et comunicasse tutta la famiglia loro » (Aurelio Zibramonti al duca di Mantova 13 gennaio 1571, Archivio Gonzaga in Mantova). Su Alfonso Binarmi compagno dell’Ormaneto e morto vescovo di Camerino, cfr. Ughelli I, 612. 1 Cusano (* relazione del 20 gennaio 1571, Archivio di Stato in Vienna) pretende d’aver udito da buona fo-nte di un rigido regolamento riformativo per le case dei cardinali, che doveva uscire bentosto. Ai 10 di febbraio del 1571 * B. Pia sa di un concistoro sulla riforma dei cardinali e dei loro famigliari. Ai 0 di febbraio 1572 egli * torna ad annunciare che il papa aveva esortato in concistoro i cardinali a vivere piamente in un coi loro famigliari, special-mente nel tempo del carnevale, che allora correva. Archivio Gonzaga in Mantova. 2 Dovevano esser chiamati soltanto Reverendissimi; non più Illustrissimi. * Arco, 24 dicembre 1569, Archivio di Stato in Vietnp.a. s * Arco. 26 gennaio 1566, ibid. ■* Così Mula, Dolera e Bobba (* Avviso di Roma del 23 marzo 1566, Vri). IO.'iO, p. 1961), Biblioteca Vaticana), Sirleto (*Avviso di Roma del 16 novembre 1566, ibid. 320b), Santa Croce (* Arco, 8 marzo 1567, Archivio di Stato in Vienna), Guido Ferreri (* B. Pia, 21 febbraio 1567, Archivio Gonzaga in Mantova). Ai 13 di gennaio del 1567 il papa aveva esortato i cardinali di mandare alla residenza i loro famigliari e di risiedere essi stessi. Firmanus, * Diarium loc. cit. p. 152, Archivio segreto pontificio. s Cfr. * Arco, 6 febbraio 1566 e 20 dicembre 1567, Archivio di Stato in Vienna; * Serristori. 20 dicembre 1566, Archivio di Stato in Firenze, Medie. 32S7 ; * Avviso del 24 gennaio 1571, Uri). 10Jf2, p. 12. Biblioteca Vaticana. * «Par che lì cardenali non sappiali trovar la strada di partir per la loro residentia, et che vi vadino mal volontieri a questi tempi». Avviso del 7 febbraio 1568, ibid. 101,0, p. 485. 0 Così ai cardinali Santori (v. sotto, p. 115) e Delfino (*Avvino di Roma del 2 novembre 1566, TJrlt. lOJj.0, p. 314. Biblioteca Vaticana). Farnese, che ricevette il pallio ai 25 di gennaio del 1568, fu esortato a partire pel suo arci-