Pio V e i Gesuiti. 103 blicazione del nuovo breviario.1 Nella casa professa di Roma il coro dovette cominciare nel 1568,2 ma non durò a lungo, chè già il successore di Pio V, Gregorio XIII, revocò la disposizione del suo predecessore. Molto più profondamente ferì la costituzione della Compagnia di Gesù il decreto del 14 ottobre 1568, che costituì condizione preliminare dell’ordinazione sacerdotale per i religiosi i voti solenni, decreto che del resto era preparato già da tempo. Fin dal Natale circa del 1566 il papa aveva comandato al suo vicario generale di non ammettere al presbiterato alcun religioso coi soli voti semplici. Il generale dei Gesuiti, Francesco Borgia, si rivolse in conseguenza alla congregazione cardinalizia chiedendo se non ostante le bolle di Paolo III e di Giulio III anche la Compagnia di Gesù fosse toccata da quella prescrizione. La congregazione rispose che i Gesuiti potevano continuare nel modo fino allora seguito, ma che ove un prete venisse dimesso dall’Ordine e si trovasse in bisogno, essi dovevano provvedere al suo sostentamento. Ma nè i Gesuiti nè il papa furono contenti di questa riserva : Pio V comandò alla congregazione di riesaminare la cosa e poiché essa unanime rimase ferma nella sua idea, egli reputò fosse miglior cosa che anche nell’Ordine dei Gesuiti l’ordinazione sacerdotale potesse impartirsi solo dopo l’emissione dei voti solenni.3 Ai 26 di maggio del 1567 il cardinale Alciati fece conoscere al generale dell’Ordine il comando del papa, che doveva aver valore non solo per Roma, ma per tutto l’Ordine.4 Colla bolla dell’ottobre dell’anno seguente furono poi anche tolti i privilegi ostàntivi dei Gesuiti. Ora con ciò era caduta una base essenziale dell’Ordine dei Gesuiti quale era stato fino allora e la Compagnia di Gesù, quale l’aveva pensata Ignazio di Loyola, doveva scomparire dopo pochi anni. Il lungo periodo di prova prima della definitiva accettazione nell’Ordine non poteva più osservarsi non potendosi differire cotanto l’ordinazione sacerdotale: non era più eseguibile per l’avvenire il principio del Loyola di rigorosa scelta degli accettandi. In queste circostanze Borgia indirizzò una circolare ai provinciali ed ai gesuiti più eminenti chiedendo come si potesse tener fermo alla costituzione dell’Ordine senza mancare in nulla alla obbedienza verso il papa.5 Da ultimo si ricorse all’espediente di far pronunziare a tutti senza distinzione prima dell’ordinazione 1 Ibid. 2 Ibid. 1. 4, n. 144. 3 Borgia a Nadal, 7 giugno 1567, presso Nadal, Epist. Ili, 480 ss. ; Sac-chiui P. in, 1. 3, n.. 26 ss. ; Astrain II, 321 ss. 4 Sacoiiini loc. cit. 3 Canisii Epist. V, 487. Sacchini loc. cit. n. 38. La lettera a Nadal nelle sue Epist. Ili, 480 ss. La risposta di Nadal da Liegi, 14 agosto 1567, ibid. 521 ss. La risposta di Salmerón del 22 giugno 1562 nelle sue Epist. II. 121. Cfr. Sac-chini P. Ili, 1. 4, n. 122 (ss. Pastor, Storia dei Papi, Vili. 13