La missione di P. Camaiani. 271 di compiere il viaggio tanto necessario e sì spesso promesso. La sua ira per le commissioni date al nunzio diventò maggiore perchè Camaiani le espose con parole poco adatte ed egli in generale si comportò molto bruscamente.1 L’irritazione del re trova la sua piena espressione nelle istruzioni, che mandò al suo ambasciatore a Roma. Questi doveva far chiaramente capire al papa che erano fuor di tempo e senza riguardo la sua insistenza e il suo immischiarsi negli affari di sua maestà, di cui Iddio servivasi come suo strumento : qualora, com’era realmente, egli stesso non fosse risoluto di recarsi nei Paesi Bassi e d’inviare Carranza a Roma, il Santo Padre avrebbe scelto un cattivo mezzo per indurlo a ciò !2 L’animosità di Filippo II non valse a togliere ai rappresentanti del papa il coraggio di continuare a sostenere le commissioni loro affidate. Ora corse categoricamente la voce che Filippo si sarebbe fra poco messo in viaggio verso i Paesi Bassi.3 Il 17 dicembre 15664 Pio V diresse al re una lettera di suo pugno nella quale in forma di scusa osservava che Camaiani era stato mandato non perchè egli, il papa, avesse dubitato che Carranza verrebbe rilasciato, ma solo perchè non venisse trascinato ancora per le lunghe quell’affare differito a causa della moltitudine dei negozi affluenti alla corte spagnuola. Che se Camaiani aveva avuto anche l’altro incarico di esporre l’importanza del viaggio del re, non aveva il papa creduto che ciò fosse insufficientemente chiaro a sua Maestà, ma semplicemente temuto che come a tutte le buone imprese, così anche a questa il diavolo avrebbe frapposto degli impedimenti. Nella lettera Pio V toccò inoltre le offese che le autorità spagnuole facevano alla giurisdizione ecclesiastica collegandovi l’avvertimento che tale modo di agire era il primo passo per l’allontanamento dalla Chiesa5 e la preghiera che il re desse ordine affinchè per il futuro non s’impedisse più ai vescovi di compiere il loro dovere d’ufficio contro simoniaci, concubinarii ed altri scellerati. Già prima, ai 9 di dicembre del 1566, Camaiani e Castagna avevano reclamato per le usurpazioni degli ufficiali spagnuoli sul 1 V. Corrosi), dipi. II, xiv. Pio V disapprovò (ibid. I, 430 s.) il contegno troppo rude di Camaiani, che più tardi fu richiamato. Ofr. la lettera di Bonetti del 12 febbraio 1567, ibid. II, 37 s. 2 V. la relazione idi Castagna, tradotta presso Gachard, Bihl. de Madrid 02 s. e la lettera di Filippo II a Requesens del 26 novembre 1566 presso Ga-chabd, Don Carlos II, 373 s. Gfr. Rudincer 73 s., Kervyn de Lettenhove lì. 225 e. e Corresp. dipi. I, 383 ss., 399 <5., dove le relazioni di Castagna e Requesens sono stampate in tutto il loro tenore. 3 V. Corresp. dipi. I, 405, 413; cfr. 362, 376 s. 4 Ibid. 422 s. 5 « E questo è il primo passo et il primo scalino o ¡sii grado d’alienarsi dalia S' chiesa cattolica ».