Processo di Carranza all’ Inquisizione romana. 237 dicava piuttosto sfavorevolmente i pareri dei teologi spagnuoli.1 Oltracciò egli biasimava che si fossero fatti all’arcivescovo sì pochi interrogatorii, nei quali egli avesse potuto pronunziarsi in qual senso intendeva proposizioni erronee orali o scritte. Ciò non è giusto, osservò egli all’ambasciatore spagnuolo, che voleva giustificare il procedimento dell’inquisizione spagnuola, perchè l’eresia sta nell’intelletto e nella pertinacia, non nelle parole e nelle lettere. 2 II papa aveva preso contatto col processo coll’idea che solo troppo si fondassero sul vero le incolpazioni fatte al Carranza, ma occupandosi più da presso della cosa riconobbe infondate parecchie accuse: egli cominciò a titubare3 e rimase indeciso sino alla sua fine. Neanche gli amici invero furono in grado di spazzare il terreno da tutti gli indizi contro l’arcivescovo. Lo zelante avvocato di Carranza, il famoso teologo morale Azpilcueta, ch’era venuto a difenderlo a Roma non ostante l’età e la cagionevolezza, 4 considerava infondato il rimprovero di eresia avverso il suo protetto, ma confessava che l’inquisizione non aveva fatto che il suo dovere quando lo carcerò.5 II cardinale Chiesa, al cui giudizio Pio V dava molto peso, era d’opinione che un forte sospetto d’eresia rimanesse attaccato al nome di Carranza :6 nello stesso senso si espresse il gesuita Toledo, che stava in grande reputazione a Roma per la sua dottrina7 e perciò nel gennaio 1570 ha declarado aqui de común consentimiento de tòdos los teólogos de esta congregación y de otros que eran católicas». Ztiñiga a Filippo II, 29 aprile 1570, Corresp. dipi. IV, xvi. 1 « Dijome [il papa] mucho mal de las calificaciones que se habían hecho en España ». Zúñiga a Filippo II, Corrcsp. dipi. IV, xrv. 2 « que agora havia sido menester tornarle a examinar, porque en España hubo e nesto gran descuydo, porque dixo que quisieron hacer mucho caso de lo que se hallara dicho y (scripto 'del arzobispo, y no trataron tanto dfe saber dél como entendía y estava en todais aquellas materias en que parescia qufej había errado... Dixome que no se havia de hacer assy, porqua la heresia ostava en el entendimiento y en la pertinacia y no en la palabra ni en el escripto». Ztiñiga a Filippo II, 17 agosto 1568,, Corresp. dipi. II, 439 s. 3 « Dixo [il papa] que ante que viesse el processo del arzobispo lo tenia por muy culpado; que despues havia stado algo suspenso, porque havia visto que ne se verificaban algunas cosas de las que le havian referido» (Zúñiga a Filippo II, 13 luglio 1571. Corresp. dipi. IV, 388). Proprio allora Zúñiga aveva rimproverato al papa che avesse avvicinato il processo persuaso dell’innocenza di Carranza (ibid. ; cflr. la lettera a Filippo II del 21 ottobre 1569 ; ibid. vili) 4 Corresp. dipi. IV. vii. 5 « Concebí, flrei, y confirmé muchas veces dos cosas, la una que el dicho Reverendísimo estaba bien preso ; y al cabo, los que le prendieron quedarían honrados por haber hecho su deber contra un tan gran varón» (Memorial à Felipe II, in Ciencia Tomista VII, 407.; Serbano in Corresp. dipi. II, xxix). Azpilcueta venne a Roma II 21 ottobre 1567. Lettera molto elogiosa di raccomandazione per lui del nunzio spagnuolo, in data 19 aprile, in Corresp. dipi. II. 94. 0 Ibid. IV. xvi. 7 Ibid. xvii, n.