Consigli di Pio V per l’opera dei missionarii. 497 i re e gli impiegati ai loro doveri.1 Il re Sebastiano, così scrive il papa al cardinale Enrico di Portogallo,2 incarichi il viceré e il consiglio delle Indie di proteggere i neofiti dai soprusi della soldatesca e di eliminare gli scandali, che distolgono dalla conversione. Si tratta anche, così egli afferma di fronte al consiglio delle Indie,3 dell’onore del Portogallo e del consolidamento della sua signoria sulle Indie. Perciò esorta il viceré portoghese a proteggere i missionarii, a trattare amichevolmente i neoconvertiti e ad ammetterli negli uffici e nelle cariche pubbliche. * Sono dello stesso tenore le lettere al re di Spagna e suoi ufficiali. Il papa non vuole misure di violenza: con un buon governo e con il buon esempio dei preti il giogo di Cristo può essere reso leggiero agli indiani già convertiti e le tribù ancora pagane si possono attirare alla fede in modo amoroso ed abile.5 L’esortazione d’ammettere gli indigeni negli impieghi ricorre ancora una volta nel 1-571 in un breve al re del Portogallo, nel quale il papa, precorrendo il suo tempo, raccomanda anche di lavorare per la formazione di un clero indigeno perchè l’Europa non potrebbe alla lunga procurare le forze necessarie per le missioni.0 Non deve sorprendere che le lettere papali a favore dei paesi di missione si rivolgano sopratutto ai signori civili. La chiesa delle Indie era già di fatto messa totalmente nelle loro mani con la bolla di Giulio II del 28 luglio 1508.7 «Diffìcilmente si può 1 Al cardinale Enrico di Portogallo, 9 ottobre 1567, presso Laderchi 1567, n. 252 ; al Consiglio delle Indie, 11 ottobre 1567, ibid. n. 263 ; al viceré portoghese, 25 dicembre 1567, ibid. n. 254 ; al viceré del Messico, marchese de Falces, S ottobre 1567, a Filippo II, 17 agosto 1568, ibid. 1568, n. 206; 'tee brevi al cardinale Espinosa, al vicöre del Perù, Francesco di Toledo, al consiglio spa-S-rnuolo delle Indie, tutti del 18 agosto 1568, ibid. n. 206. Cfr. Margraf, Kirche und Sklaverei, Tübingen 1865, 146 s. 2 Laderchi 1567, n. 252. 3 Ibid. n. 253. 4 Ibid. n. 254. 5 A Filippo II, ibid. 1568, n. 206. 6 * «... non enim fieri potest, ut aliunde semper illue mittantur, qui populis illis spiritualia ministirent ; sed sicut nasoentis ecclesiae temporibus apostoli ex eorum numero, qui fidem christianam receperant, aptiores et magis idoneos ministros eligebant, sic etiam nunc dare operam oportet, ut fides iipsa Christiana apud eas nationes sic radices agat ac propagetur, ut recedentibus vel dece-dentibus eius auctoribus non continuo exarescat, sed habeat illic nativos cui-tores; quorum piis laboribus atque industria niti atque augescere possit. Non enim tantum est in hominibus ad Christum convertendis lucri, quantum in eisdem, postquam christiani facti sunt, negligendis detrimenti». Al re Sebastiano il 4 gennaio 1571, Arm. M, t. 15, p. 280b, Archivio segreto pontificio. 1 Stampata da Colecc. de docum. inéd. de Indias XXXV, 25, presso Berciiet, Fonti,italiane per la storia della scoperta del nuovo mondo I, Roma 1S92, 24 s. Sui documenti pontifici per le due Indie cfr. Pereira de Solorzano, De India-nm iure, Madrid 1629 (Streit n. 443). Cfr. anche il nostro vol. Ili, 707. Pastor, Storia dei Papi, Vili. 32