118 Pio V. 1566-1572. Capitolo 2 d. Già a partire dal 1566 si lavorò per incarico di Pio V ad un grande piano di riforma per tutti i tribunali e ufficiali della Curia.1 Circa il Natale del 1568 la deputazione per la riforma potè presentare il suo abbozzo,2 del quale il papa prese più precisa contezza il 5 gennaio 1569. Per quattro ore, così dicevasi in Roma, il papa ha ascoltato la lettura e tuttavia non s’è sbrigato che un terzo dell’esteso documento. Ma come già alla prima presentazione del progetto, così anche ora il capo della Chiesa non si mostrò molto propenso ad eseguirlo subito. Pio V avrebbe detto che non voleva invelenire contro di sè tutta la corte e in conseguenza a Roma già confortavansi perchè là la riforma, che spaventava tutti, non avrebbe recato tanto danno.3 Però non scomparve il timore nei circoli per i primi contemplati. Nel giugno del 1569 corse voce che inviato dal cardinal Borromeo sarebbe arrivato l’abbate Bonho-mini con un grosso volume di proposte per la riforma ; al principio del marzo del 1571 aspettavasi di nuovo «una terribile riforma».4 Ma insieme non erano un mistero per nessuno a Roma le difficoltà, che facevano apparire quasi impossibile una radicale trasformazione delle condizioni avutesi fino allora.5 Il precipuo impedimento ostante ad una completa metamorfosi della Curia fondavasi principalmente sul fatto, che già da lungo tempo una quantità d’uffici in Curia erano venali per danaro.6 In ispecie dal tempo di Sisto IV i papi provarono molto spesso la pressione della strettezza pecuniaria; per portarvi rimedio si accrebbe il numero dei posti degli ufficiali vendendoli ad alto prezzo : ad es. un ufficio di scrittore, che sotto Calisto III si poteva acquistare con 1000 fiorini d’oro, sotto Giulio II dovevasi pagare due volte e sotto Leone X tre volte tanto.7 Chi aveva ottenuto per tal via un posto redditizio, cercava naturalmente di amministrarlo per arricchire; lagnanze che non volevano finire sulla venalità degli impiegati romani e sulla corruzione degli scrittori come di tutta la Corte papale furono l’immancabile conseguenza di simili condizioni di cose, che erano deplorate come insostenibili 1 * Arriso di Roma «lol 25 dicembre 1568, Urb. 101,0, p. 619, Biblioteca Vaticana. 2 Ibid. Sulla nomina di cinque deputati per la riforma dei tribunali v. * Avviso di Roma del 2 agosto 1567, ibid. 426. Un * motuproprio (senza data) super reformatione taitarum, officiorum et tribunalium urbis in Bandi V, 1,6, p. 10, Archivio segreto pontificio. * Facilitate* concessae per Pium V deputatis ad refomiationem tribunalium et officiorum Urbis, ibid. p. 12. 3 * Avviso di Ronui dell’8 gennaio 1569, Urb. lOfyl, p. 624, Biblioteca Vaticana. 4 * Avvisi dell'31 giugno 1569 e 1° marzo 1571, ibid. 10.', 1, p. 92; 10ì,2. p. 23i>. 5 * Avviso del 30 luglio 1569, ibid. 101,1, p. 125. 0 Cfr. Gollkr II, 1, 91 s. 1 Ibid. 92 n.