222 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 a. mandò a Mantova l’arcivescovo di Milano, cardinale Borromeo.1 Quanto prendesse sul serio il cardinale la sua difficile incombenza è dimostrato dal fatto che per ottenere un buon esito ordinò in tutte le chiese e conventi di Milano ore di preghiera di giorno e di notte, disposte in modo che al finire delle ore della preghiera in una chiesa, questa ricominciasse in un’altra.3 In realtà la prudenza del Borromeo nel febbraio 1568 riuscì a pacificare il duca ed a ristabilire l’autorità del tribunale della fede. Le persone più di conto dovettero abiurare in segreto: il 4 aprile poi ebbe luogo un pubblico autodafé, nel quàle 3 veronesi vennero consegnati al braccio secolare ed ai 12 d’aprile decapitati e bruciati.3 La riconciliazione col capo della Chiesa fu suggellata da un breve del 21 aprile, nel quale il papa rende grazia per una comunicazione del duca sul pubblico autodafé.4 Alla fine del 1567 il cardinale Correggio aveva scritto al duca, che gli sprezzatori dell’antica religione erano anche nemici del loro principe avito ricordando come prova le mene dei protestanti francesi.5 Gli avvenimenti a Mantova parvero dare ragione al cardinale: la consegna a Roma d’uno degli eretici mantovani condusse a una congiura contro il sovrano. Nelle indagini sulla macchinazione Pio V concesse ogni aiuto al duca. Il vescovo di Casale ottenne i necessarii poteri per carcerare ed esaminare anche chierici ed allorquando un certo Flaminio Paleologo appellò contro il vescovo ai suoi privilegi come cavaliere dell’Ordine di Santiago, Pio V fece scrivere al re di Spagna perchè da sua parte non desse la sua protezione al nobile reo.6 In generale a Mantova la novità religiosa non combattè affatto solo con mezzi religiosi. Nel marzo 1568 vi si trovarono appelli che celebravano come meritoria presso Dio e gli uomini l’uccisione del cardinale 1 Bascapè 1. 2, c. 6, p. 37. 2 Borromeo con ciò ordinò per la prima volta la così detta orazione perpetua, da lui spesso praticata anche più tardi. Bascapè loc. cit. s Lettera di Capilupi e Amigone presso Davari 796. * Archivio Gonzaga in Mantova. V. App. n. 51. Già agli 8 di marzo del 156S il papa aveva lodato il duca per la sua devozione e perchè faceva quanto aveva promesso a Borromeo (* Brevia, Arni. J/Jf, t. 13, p. 164, Archivio segreto pontificio). Anche dopo Roma continuò a tener l’occhio attento a Mantova, facendo avvertiti di mene ereticali e- chiedendo la consegna di propagatori, pericolosi in modo speciale, dell’eresia. Gfr. le lettere dì Rebiba a Mantova dell’ll settembre e 6 novembre 1568 e del 16 giugno 1571, presso Bertolotti, Martiri 48 s., 58. 5 « nè hanno altro fine che di fare in ogni luogo quello che hanno fatto et fan del continuo in Francia ». Correggio, 20 dicembre 1567, presso Davaki 791. 6 Breve a Filippo II. del 28 giugno 1569, presso Ladeechi 1569, n. 64. Bonetti a Castagna, 29 giugno 1569, Carresp. dipi. Ili, 94. F. Valerani, Pr,~ ¡/ionia e morte di FI. Paleologo 1568-1511, Alessandria 1912 (Estratto da Rivista di storia cd arte della procineia d’Alessandria).