564 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 9 d. di che doveva trattare in missione speciale Fernando Mendoza.1 Di quali arditi progetti fosse pieno Pio V appare da ciò che ai 17 di novembre mandò al re di Portogallo perchè venissero inoltrate lettere dirette allo scià di Persia, al re d’Etiopia ed al sceriffo Mutahat, signore dell’Arabia Felice.2 Se si riusciva a guadagnare questi rivali degli ottomani, appariva possibile non solo la cacciata completa dall’Europa del nemico ereditario, ma anche la riconquista del Santo Sepolcro. Premessa di simile azione dell’Oriente era però l’unione del-l’Oecidente cristiano, specialmente delle forze entrate nella lega. Dopo tutto ciò ch’era intervenuto, dovevansi prevedere sicuramente serie difficoltà in proposito. Mentre continuavano a venire sempre nuovi particolari sulla battaglia, 3 il papa attendeva con comprensibile impazienza notizie precise sullo sfruttamento della vittoria riportata il 7 ottobre dalla flotta della lega. Dapprima corse voce che si sarebbe andati contro la Morea, dove dicevasi che la popolazione cristiana era già pronta per una rivolta. Altri pensavano che si tenterebbe un attacco ai castelli presso Lepanto o all’importante isola di Negro-ponte malamente difesa. Ai 5 di novembre si ebbe certezza che nulla di tutto ciò era avvenuto. Lettere del 27 ottobre da Corfù notificarono che la flotta della lega era in procinto di sciogliersi: Don Juan andrebbe in Sicilia, i veneziani parte a casa, parte a Creta, Colonna invece a Roma, dove gli alleati intendevano di stabilire il piano della campagna per l’anno venturo. Tutto questo, dicevasi ancora, deriva dal fatto che non si era potuto raggiungere l’accordo sulla divisione del futuro bottino, in ispecie della Morea. L’ambasciatore francese a Roma parlava schernevolmente della partizione della pelle dell’orso non ancora guadagnata.4 Poco dopo si seppe a Roma che Don Juan e i veneziani non s’erano potuti accordare neanche circa i nobili turchi catturati a Lepanto, che promettevano grosso prezzo di riscatto e che per ciò avevano invocato l’arbitrato del papa; in breve arriverebbe nell’eterna città Marcantonio Colonna.5 1 Vedi Schwarz. Briefibechscl 187 s., 189 s. 2 Vedi Gottbau 414-426; Ladekchi 1571, n. 462 s.; Corpo dipi. Portug. X. 424. s Cfr. la »relazione di A. Zibramonti del 3 novembre 1571, Archivio Gonzaga in Matntova. * Vedi Charrière III. 191 s„ 193. Più tardi Marcantonio Colonna descrisse JiH’ambasciatore veneziano a Roma la vergognosa discordia dopo la vittoria ; v. la relazione di questi, del 26 novembre 1571, presso Mutineixi I. 103. Cfr. Brosch, Drei Grosswesire 22 s.; Serrano. Liga I, 139 s. s Vedi Charrière III. 194. Gli illustri prigionieri turchi vennero a Roma l'S marzo 1572; vedi Rosi in Areli. d. ¡!Soc. Rom, XXI, 141 s.; XXIV, 7. Sui piani di Venezia di uccidere i prigionieri e il sultano vedi Lamaksky, Sceirets d’état de Venìse, St-Pétersbourg 1884, 83 s., 90. Cfr. Gratianus 226.