L’INNO DI GARIBALDI 127 accompagnato nemmeno da un aiutante di campo, faceva la sua consueta passeggiata. I forestieri arrivati per le feste facevano ala al passaggio dei Principi, salutando rispettosa- mente, e poco dopo ci sfilava dinanzi la banda militare che, intonando la nostra marcia reale e l’inno di Garibaldi, faceva provare una dolce emo- zione al piccolo gruppo che formavamo noi. ita- liani. Ma non è stata quella la prima volta che le note dell’ inno garibaldino hanno echeggiato fra le valli della Cernagora. Quelle note furono ven- t’anni fa assai popolari nel Montenegro, ove il nome del leggendario eroe era sulle bocche di tutti, quando dallo scoglio di Caprera egli scri- veva lettere di fuoco contro i feroci oppressori dei popoli cristiani in Oriente, e il principe Nicola ne raccontava le gloriose gesta ai suoi e sul ritmo dell’inno delle camicie rosse faceva musicare il suo canto: « Laggiù laggiù oltre quei monti. » E fu per 1’ appunto lì a Cettigne che quelle note squillanti furono più volte ripetute nello stesso giorno, fra le entusiastiche acclamazioni, quando la piccola legione d’italiani, che erano accorsi a combattere anche su quelle terre per la libertà e l’indipendenza dei popoli, festeggiava, il 1° ot- tobre del 1876, 1’ anniversario della battaglia del Volturno.