474 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 8 a. Mentre che i seguaci della nuova credenza svolgevano una fervida agitazione, molti vescovi e sacerdoti perseveravano nell’inazione, non pochi menavano una vita non spirituale, nè ecclesiastica. In più luoghi c’era scarsezza di sacerdoti. La possibilità del divorzio del re incombeva anche in seguito come una nube temporalesca minacciosa sui cattolici polacchi, che per la fiacchezza del governo si vedevano come prima esposti ad ogni sorta di insulti e offese.1 Pertanto non era lieve il compito, che toccò all’eccellente Giulio Ruggieri,2 destinato nunzio per la Polonia già da Pio IV e tosto confermato da Pio V. Il Ruggieri doveva prendere la via per Augsburg per ivi consultarsi su tutte le questioni pendenti, specialmente sull’affare del divorzio, col Cardinal legato Commen-done pratico delle cose di Polonia.8 L’istruzione impartita al Ruggieri nel marzo 1566 lo avvertiva di tenersi sempre davanti agli occhi quanti nemici aveva il papa in Polonia; dovere perciò il suo rappresentante pensare ad un contegno prudente e ad una condotta esemplare anche nel suo seguito. I compiti principali imposti da Pio V al nunzio furono: rammentare al re la promessa data al Commendone di procedere contro gli eterodossi al termine della guerra, e di abolire il decreto del 1563 limitante la libertà della Chiesa; curare l’esecuzione dei decreti tridentini e finalmente intraprendere la riforma dei monasteri. Per ogni particolare doveva il Ruggieri consigliarsi non solo col Commendone, ma anche con il cardinale Hosio e col dotto Martino Cromer. Lo zelo di Pio V per la riforma ecclesiastica penetra tutta l’istruzione. In modo affatto speciale viene ordinato al nunzio di indurre i vescovi all’adozione dei decreti di riforma tridentini, di spingerli alla visita personale delle diocesi e a procedere contro i libri eretici: quanto alla residenza non doversi sorpassare il termine biennale, che Pio IV aveva accordato. Il Ruggieri tenesse sempre presente, che, mandato per l’incremento della religione cattolica, aveva l’obbligo di far mettere in esecuzione i decreti tridentini e di non tollerare 1 Cfr. Eichhorn II, 237 ss., 337 ss. ; Berga, Slcarga 141. Su M. Cromer cfr. Eichhorn in Zeitschrift für Gesch. Ermlands IV (1868), Iss. e Thiel in Kvrchenlex. di Friburgo III2, 1195 ss. L’inviato polacco per prestare 1 obbedienza (cfr. Gratiani Epist. 254, 259) non osò mettere in campo la questione del divorzio. Pio V comunicò questa circostanza all’Arco, osservando clic altrimenti gli avrebbe dato una risposte, « che mai più il Re havrebbe avuto ardire di muoverne parola » (* lettera dell’Arco del 22 febbraio 1567, Air chivio di Stato in Vienna). M. A. Mtjreti Oratio ad Pium V nomine Sigismundi Augusti Poloniae regis, tenuta il 15 gennaio 1567, comparve per le stampe in Roma nel 1567. 2 Lo encomia come « virtuoso et buono » il Cardinal Madruzzo in una * lettera al Commendone del 25 marzo 1566, Lett. di princ. XXV, 67, Archivio segreto pontificio. La conferma seguì il 2 marzo 1566; v. App. 96-99. 3 Cfr. Eichhorn II, 247 ; Biatjdet 112.