324 Pio V. 1566-1572. Capitolo 5 a. da lungo tempo numerosi seguaci. Nelle città come nei villaggi masnade furenti invasero le chiese per distruggere 1’« idolatria », contro la quale avevano tanto fervidamente predicato i predicanti. I cattolici videro con raccapriccio devastate le loro chiese e persino calpestato il santissimo Sacramento. Nel territorio fra Dun-kerque, Ypres e Armentières si svelò con questa maniera per la prima volta lo spirito, nel quale erano state maneggiate le masse popolari. Il movimento s’estese come impetuoso incendio nella Fiandra ; soltanto Bruges, Cambrai e Douai ed alcune altre città rimasero risparmiate dallo sconvolgimento, ma perchè i cattolici si risolsero a resistenza armata. Dalla Fiandra l’uragano si estese anche alla Zelandia, all’ Olanda e alla Frisia, dappertutto compiendo i medesimi misfatti distruggitori. Tesori artistici impossibili ad essere sostituiti ne furono vittime. Al grido di viva ì gueux gli iconoclasti, fra cui anche appartenenti alle migliori classi della società, persuasi di compiere un’opera grata a Dio coll’annienta-mento degli «idoli romani», passavano da chiesa a chiesa, da convento a convento. Con pazzo furore maltrattavano preti, monaci e suore, distruggevano statue, pitture, vetrate, calici, osten-sorii, indumenti sacri, bruciavano libri e codici, profanando persino i sepolcri. Solamente alcuni della confederazione dei nobili, come il pubblicista Filippo di Marnix, approvarono quest’opera d’annientamento. Vi cooperò il conte Culemburg, che colla sua masnada si pose a mensa in una chiesa « purificata » per suo impulso e per divertirla cibò un pappagallo con ostie consacrate. L’Orange, il quale teneva con preoccupazione dietro alla tempestosa manifestazione del calvinismo democratico che non gli era simpatico e, sebbene partecipasse tuttavia al culto cattolico, in segreto favoriva i luterani, si tenne prudentemente da parte. Perciò Anversa rimase tranquilla fintanto che egli vi rimase: soltanto allorché egli ai 19 di agosto si recò a Bruxelles per la seduta dei cavalieri del toson d’oro, avvennero ad Anversa gli stessi orrori che altrove. In tutta la grande città nessuna chiesa, nessuna cappella, nessun convento, nessun ospedale rimase intatto. Il danno arrecato alla cattedrale, la più bella e ricca chiesa della regione, fu calcolato in 400,000 fiorini d’oro. Già ai 27 d’agosto il numero delle chiese e conventi devastati era solo in Fiandra di 400. In una grande parte del paese il culto cattolico era completamente cessato, rimanendo risparmiate solamente le provincie di Namur, Artois, Hainaut e Lussemburgo.1 1 Vedi Pirenne III, 570 ss. ; Rlok III, 58 s. ; Rachfahl II 2, 709 ; Krotjen, Maria’» Heerlifkheid in Nederland VII, Amsterdam 1911, 78 s. Cfr. anche la ricca bibliografia speciale riunita da Piot nelle note fi Renon dIe Prence I. 131 s. Il sacrilegio del conte di Culemburg è assicurato da parecchie testimonianze (v. Corrcsp. eie Philippe II I, 471, 480) ; non è giusto quindi dire con