242 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 a. il papa giudicherà secondo giustizia. Ove l’arcivescovo venisse prosciolto, ciò non impedirebbe che il re potesse esiliarlo qualora temesse da lui delle turbolenze nel regno : il papa acconsentirebbe ove il sospetto si manifestasse fondato. Zuhiga replicò che il re non temeva turbolenze, ma solo lo scandalo che doveva seguire dal ritorno di Carranza e che tale timore fondavasi sullo zelo di Filippo per la religione.1 Mentre l’ambasciatore adoperavasi a Roma per stornare dal-l’Inquisizione il cotanto temuto colpo, in Ispagna non si stava inattivi. L’Inquisizione cercò negli Ordini, nelle università, fra i vescovi, dei dotti che esaminassero di nuovo la dottrina di Carranza2 e un parere su l’altro fu inviato a Roma.3 Molti progetti furono sottoposti al re sul modo con cui si potesse ripararsi dalla sentenza finale del papa. Zuniga consigliò a recisa resistenza: il re dichiari d’accettare la decisione pontificia solo nel caso ch’essa sia redatta in questi e quei termini e si riferisca ai pareri dei teologi spagnuoli : ove ciò non si ottenga, facciasi sì che sia data la facoltà di decidere il processo in territorio spagnuolo.4 Più temperato si addimostrò il vescovo di Badajoz il quale diede il consiglio, che si dovesse accettare la sentenza papale, ma poi indurre l’arcivescovo a rinunziare.5 II consiglio segreto di Stato invece riteneva essere il meglio che venisse nominato con approvazione pontificia uno stabile amministratore dell’arcivescovado con diritto di successione, con che poi era escluso il ritorno del Carranza nell’antica sua posizione. La più curiosa è la proposta del consiglio supremo dell’inquisizione: devesi far capire al papa che il re non può cooperare a che siano legate le mani alla giustizia ed altrettanto poco a che l’arcivescovo ritorni o percepisca all’estero le entrate del suo vescovado.7 In apparenza il San t’Uffizio attribuivasi quindi anche una sorveglianza sopra il vicario di Cristo. Esso però considerava la propria proposta solo come un mezzo estremo pel caso che Pio V non volesse accogliere le osservazioni del re. Intanto si mandino nuovi consultori a Roma e si ottenga che il papa li ascolti. Le lettere di Filippo II al suo ambasciatore come al papa stesso danno espressione egualmente forte alla consapevolezza della supremazia spagnuola. Alle poche linee, che di propria mano Pio V aveva dirette al re intorno alla Pasqua del 1570 in seguito 1 Corrcsp. dipi. IV, xiv s. - Lista dei proposti al cardinale Espinosa, del 3 febbraio 1570, ibid. xvi. n. 2. s I primi nel giugno 1570, ibid. xvn, cfr. 385 ; altri 1’ 11 maggio, 11 c 29 giugno 1571, ibid. xxiv, n. 4. ■i Ibid. xx s. 5 Ibid. xxi. « Ibid. e Castagna a Rusticucci, 2 novembre 1570, ibid. 68. " Ibid. xxi : no podin ri Rei/ dar hif/ar que se dcje de fiticcr justicin etc.