482 Pio V. 1566-1572. Capitolo 8 a. non corispondevano affatto alla verità. L’interposizione del re non giovò al Portico; a Roma si era ben informati e dell’avviso che la situazione del regno fosse molto pericolosa, specialmente perchè il re viveva scostumatamente e più che mai perseguiva il suo disegno di divorziare.1 In queste circostanze fu una fortuna che il papa potesse affidare ad un uomo di sentimenti sì sperimentati e di profonda conoscenza delle condizioni di Polonia come il Commendone la cura degli affari di quel paese.2 II 27 novembre 1571 il legato varcò il confine polacco. Attraverso regioni visitate dalla peste e per vie ghiacciate egli s’affrettò alla volta di Varsavia, dove giunse il 7 gennaio 1572.3 II re gottoso lo ricevette onorevolmente ed affabilmente. Il legato mise tosto sul tappeto non solo la lega contro ì Turchi, ma anche le voci relative all’affare del divorzio. Con eloquenti parole espose a Sigismondo Augusto la santità del vincolo > coniugale e l’impossibilità che il papa accondiscendesse al divorzio. Autore di tutta la faccenda era, come subito riconobbe il Com-mendone, il’infido arcivescovo di Gnesen, Uchanski, che non aveva mutato il suo carattere.4 Dietro preghiera del Commendone anche il Portico, che valeva molto presso il re, ®i sforzò di distorre il monarca dal suo funesto proposito, ma invano. Il 3 marzo 1572 il Commendone annunziava a Roma che, sebbene egli avesse già più volte parlato con tutta la libertà possibile col re del divorzio, quegli perseverava nel suo disegno; che avvicinandosi ora il tempo della dieta, nella quale si sarebbe facilmente portato in discussione l’affare, egli per ciò aveva ripetuto le sue rimostranze e tentato specialmente di togliere al re il pretesto di non sapere che il papa non potrebbe permettere il divorzio. Con parole secche egli disse in faccia al re, che il suo matrimonio con Caterina era un vero sacramento e indissolubile e che in ciò nè il papa nè alcun altro al mondo potrebbe mutare alcun che. Che egli rinunciasse ai suoi disegni di divorzio siccome irrealizzabili e non precipitasse il suo regno in torbidi incalcolabili. Nel suo colloquio il Commendone rammentò al re il caso di Enrico Vili d’Inghilterra, che dopo il suo divorzio non aveva avuto più un’ora di quiete nè prole da tutte i Ofr. Eichhokn II, 421 s. Il Portico eli proprio moto aveva annodato trattative colla Svezia, dove la . regina Caterina era cattolica. Un. gesuita avrebbe dovuto recarsi colà ; cfr. Ladkrciii 1570, n. 273 ls. Ma Piò V, saputo che la regina si comunicava sub utraque, ordinò al Portico di troncare ogni relazione ; vedi Biaudet 27. - Ofr. Berga, 8karga 177. 3 Vedi Venez. Depesohen III, 501, n. 2; Gratiantis III, 9: 4 Vedi le * relazioni del Commendone al Cardinal Rusticucci. datate da Varsavia 16 e 24 gennaio 1572 (quest’ultima cifrata), Archivio Oraziani 8« Città di Castello. Sulla condotta di Uchanski cfr.. anche Zivier I, 781 s.