454 Pio V. 1566-1572. Capitolo 7 a. Portogallo, Bulgaria e Valacchia come dell’Irlanda.1 Come segno esteriore del titolo a lui ora conferito il mediceo riceveva il diritto di servirsi d’una corona regale araldicamente descritta nella bolla. Con ciò era decisa la sua precedenza di fronte agli Este. L’arrivo delle notizie circa la vittoria sugli ugonotti francesi, alla quale aveva tanto contribuito Cosimo,2 parve a Pio V offrire una favorevole occasione per rendere nota la bolla tenuta fino allora segreta. Addì 7 dicembre 1569 egli mandò il nipote Michele Bonelli a Firenze, dove cinque giorni dopo fra grande pompa avvenne in Palazzo Vecchio la consegna e lettura della bolla papale. 3 Mentre Firenze celebrava rumorose feste, Cosimo mise in opera tutte le arti della sua diplomazia per lentamente riconciliare coll’avvenuto e trattenere da eventuali passi in contrario le potenze, in ispecie l’imperatore. In aperto contrasto colla verità egli assicurava che non s’era adoperato per avere quella distinzione largitagli dal papa di suo proprio moto facendo poi notificare che per rendere personalmente le sue grazie si sarebbe recato a Roma al principio dell’anno seguente. Venne tenuto nascosto all’imperatore che il vero scopo di quel viaggio era la coronazione da parte del papa. Quando però, in seguito a rumori, conobbe la vera ragione, Massimiliano uscì dal riserbo fino allora tenuto, volendo prima conoscere il tenore della bolla.4 Il 13 febbraio 1570 Arco a mezzo di speciale corriere ricevette dall’imperatore l’ordine di fare in primo luogo confidenziali rimostranze al papa contro l’eventuale solenne pubblica incoronazione di Cosimo, ed ove ciò non giovasse, di elevare protesta contro un tal passo, che ledeva i diritti dell’impero. Arco ebbe udienza già ai 14 di febbraio. Allorché nel corso del discorso Pio V osservò che il duca di Firenze era libero e non riconosceva alcuno sopra^di sé e che inoltre ripetute volte già i papi avevano nominato dei re, come ad es. il re di Portogallo e di Navarra, Arco replicò che questi nulla avevano che fare coll’impero. Con ciò era toccato il punto saliente: l’imperatore considerava Firenze come feudo dell’impero e se anche su ciò potevasi almeno tuttavia questionare, era però sicuro che Siena era stata ricevuta in feudo dal re spagnuolo ed era indirettamente un feudo dell’impero. Secondo ogni apparenza già allora il papa ha riconosciuto 1 Nello sue trattative con Massimiliano II Commendone addusse anche altri esenipii desunti dalla concezione medievale, ma che in parte non resistevano alla critica storica ; vedi Gratianus, Vita Commenti ani. 2 Cfr. Corresp. dipi. III, 228. n. 1. 3 Vedi Gaixuzzi 103 s. : L.vpini, Diario Fiorentino, ed. Corazzisi, Fi' renze 1900. * Vedi TSibl loc. cit. 47 s.