L’opera del Toledo nel Perù. 503 che gl? altri indiani si sarebbero in tutto regolati sull’esempio dei loro capi.1 Il Toledo si ascrive a merito speciale il riordinamento della giustizia per gli indigeni ;2 si vanta, che ogni indiano ora osa di chiedere giustizia contro gli spagnuoli, contro preti e commen-datarii e persino contro i proprii cacichi.3 Inoltre che dietro suo ordine era stato pagato agli indiani un milione e mezzo di mercedi defraudate,4 ch’erano stati eretti e dotati ospedali per loro a Guamanga, Cuzco, La Pàz, Chuquisaca, Potosi e Arequipa,5 e prese misure per proteggerli dallo sfruttamento e dalla rapina delle loro terre.6 Fray Loaisa dice con espressione forte, che i viceré e gli alti ufficiali de! Perù si erano tutti provati a sanare i numerosi mali, ma che era capitato loro come al conciacaldaie, che per turare un buco ne fa quattro nuovi.7 Anche sulle disposizioni date dal Toledo il Loaisa dà un giudizio piuttosto sfavorevole sotto varii aspetti. Così è stato del tutto regolare che a causa degli abusi i parroci degli indiani non abbiano più il diritto di infliggere fustigazioni e simili pene, ma il corregidor in parecchi luoghi forse non ci si trova in tutto l’anno che due giorni: se pertanto il curato non può procedere contro l’ubbriachezza e il concubinato, allora regna completa impunità e sfrenatezza.8 Si sono avute inoltre cattive conseguenze dal fatto che ai curati degli indigeni non si corrispose più il loro stipendio, come finora, in parte in natura.9 Specialmente poi i balzelli, che il Toledo impose agli indiani, erano troppo elevati : essi dovevano lavorare tutto l’anno o recarsi a Potosi per lavorare nelle miniere solo per procacciarsi il denaro contante, col quale si dovevano pagare le imposte. 10 Malgrado tutte le lagnanze il Loaisa ammette che alcuni fra i parroci degli indiani erano persone capaci e coscienziose, che non imponevano ai loro soggetti dei pesi arbitrarli, ma facevano molto bene.11 A Quito si distinguevano come missionarii i Francescani, 1 Ibid. n. 4, p. 127. - ibid. n. 8 e 20, p. 129 e 143 ss. 3 Ibid. n. 8, p. 130. * Ibid. n. 17, p. 140. 5 Ibid. n. 14, p. 138. « Ibid. n. 21-22, p. 146 ss. 7 Memorial e. 27, p. 573 s. 8 Ibid. e. 20, p. 658. 9 Ibid. c. 13, p. 564 s. 10 Ibid. c. 49 ss., p. 590 ss. 11 « Otros hay die gran virtud y verdad entre ics Indios que tienen gran cuenta con sus conciencias y con no agraviar ii estos miserables» (Memorial c- 13, p. 565). «Es verdad que hay grandes siervos entre ellos [tra i eurat^ Provenienti dai monaci] y liaoen gran provecho entre aquellos» (ibid. c. 21, P. 571).