584 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9«. Addì 30 aprile il papa sentì che s’avvicinava la sua fine. Per morire come semplice religioso, egli si fece mettere l’abito di San Domenico. La sera il sagrista gli amministrò l’estrema unzione. Poiché tormentavaio un violento catarro, Pio V dovette rinunziare al ricevimento del santo Viatico.1 Il papa, così riferisce ai 30 di aprile Aurelio Zibramonti, giace immobile a mani giunte. Soltanto alcuni penitenzieri sono inginocchiati attorno a lui. Violenti dolori lo tormentano continuamente.2 Ritornando egli un momento in sé, lo si udiva pregare con voce sommessa : « Signore, aumenta i miei dolori, ma anche la mia pazienza ».3 Fra simili atti di eroico abbandono a Dio Pio V rese la sua santa anima la sera del 1° maggio 1572.4 Aveva raggiunto l’età di 68 anni e tenuta la cattedra di San Pietro 6 anni, 7 mesi e 23 giorni. Dal primo all’ultimo giorno del suo governo tutte le forze dì Pio V erano state dedicate alla tutela della Chiesa contro i nemici della fede cattolica, alla sua purificazione da tutti gli abusi,, alla sua diffusione nei paesi d’oltremare come alla difesa della cristianità europea dall’assalto dell’IsIam. Anche solo per ragione del breve pontificato di lui non poterono raggiungersi successi definitivi su tutti questi campi, ma il santo padre è ciò nonostante arrivato a cose grandi. I suoi successori mieterono, sotto molti rispetti, ciò che egli aveva seminato. Nel periodo immediatamente seguito apparve sempre più chiara l’importanza della sua instancabile, profonda attività non solo per la riforma cattolica, ma anche per la restaurazione cattolica. Del resto già i contemporanei sentirono quale grave perdita fece la Chiesa colla sua morte. Fu generale il sentimento che un santo avesse abbandonato questo mondo. A Roma specialmente si vide quale profonda impressione 1 V. Anal. Bollami. XXXIII, 201 s. 2 ‘Lettera nell’Archivio Gonzaga in Mantova. Anche Arco nella sua * relazione del 19 aprile 1572 (Archivio di Stato in Vienna) parla dei forti dolori che il papa soffriva continuamente. s Questa frase tràdita dal Catena (p. 212) è attestata anche dalla lettera di A. Zibramonti del 1° maggio 1572 (Anal. Bollanti. XXXIII, 202, n. 4) e da altre relazioni (v. Corresp. dipi. IV, 731, n. 1). * Vedi Firmanus in Anal. Bollanti, loc. cit. n. 2; cfr. ibid. n. 4 la lettera di A. Zibramonti, inoltre le due * relazioni di Arco e Cusano del 1° maggio 1572 neU’Ar-chivio di Stato in Vienna. V. anche la lettera di Gerini presso Grotaneiìi. Fra Geremia da Udine, Firenze 1893, 25 s. I medici .nell’autopsia trovarono tre pietre nere nella vescica ; v. la relazione di Giov. Frane. Ma-renco d’Alba presso Marini II, 321 ; cfr. Corresp. dipi. IV, 731. Fuor di dubbio Pio V soccombette al male della pietra che l’affliggeva. Nella sua * relazione del 24 maggio 1572 (Archivio di Stato in Viennia.; cfr. sopi'a p. 582) Cusano riaccosta le tre pietre trovate nella sua vescica colle « tre altre pietre » che più di queUe l’avevano tormentato, cioè il fastidio per la faccenda del Car-ranza, la dispensa matrimoniale del Navarra e i dissapori per la nomina di Cosimo a granduca.