Invio dell’arcivescovo Pavesi nei Paesi Bassi. 325 La notizia di questi orrori e sacrilegi arrivò molto prima a Roma che alla corte spagnuola. Essa confermò Pio V nella sua opinione assolutamente giusta e condivisa da tutti i conoscitori delle cose, che il rimedio più efficace e unico contro l’incendio scoppiato nei Paesi Bassi fosse la comparsa personale del re spa-gnuolo in quelle province agitate. Appena eletto, il papa aveva espresso tale idea in una lettera a Filippo II del 21 febbraio 1566, ripetendola energicamente al Requesens nel marzo.1 Nell’aprile 1566 era poi stato mandato nei Paesi Bassi l’egregio arcivescovo di Sorrento Stefano Pavesi, un domenicano, allo scopo di avere notizie sicure sulle condizioni religiose colà regnanti.2 In conformità col suo sistema di temporeggiamento e di diffidenza, Filippo II aveva cercato d’impedire questa missione, ma alla fine aveva poi ceduto quando a Roma fu deciso di organizzare la missione nel modo meno appariscente possibile. La prudenza e il riserbo del Pavesi soddisfecero il re. Non soltanto dalla reggente e dal suo consigliere Viglius, ma anche dal Morillon, vicario generale di Granvella, dai teologi di Lovanio, dai vescovi ed altri eminenti ecclesiastici l’arcivescovo assunse esatta informazione sulle condizioni religiose. Ebbe un colloquio eziandio coll’Orange, che si svolse in modo del tutto soddisfacente perchè allora quello scaltro politico portava tuttavia la maschera cattolica. Mentre Pavesi stette a Bruxelles (21 maggio a 16 giugno) i seguaci della nuova dottrina si mantennero riservati. La reggente cercò di provare all’inviato che, dato il momento, s’era fatto per la religione tutto il possibile.3 Pavesi però non s’illuse sulla gravità della situazione. A partire dal maggio Pio V a mezzo del nunzio spagnuolo spinse al viaggio di Filippo nei Paesi Bassi4 Rachfahl (II 2, 716), che non è attestata la cooperazione anche solo di singole persone della lega dei nobili. Un 'catalogo delle chiese e degli inestimabili tesori d’arte distrutti, presso Rathgeber, Annalen der niederländischen Malerei, Gotha 1844, 196 ss. In Allgem. Zeitung 1900, Beil. n.° 161 Weizsäcker fa rilevare il danno per la conoscenza 'degli inizi dell’arte di Jan van Eyck. 1 V. Corresp. dipi. I, 131, 157. 2 Le credenziali di Pavesi alla reggente, del 18 marzo 1566, tpresso La-derchi 1566, n. 465. Simili brevi a Carlo di Lorena e numerosi vescovi neerlan-desi, in minute originali, al Museo Britannico Addit, 26865. In origine il Pavesi doveva andare da Massimiliano II : v. in App. n. 96-99 i * brevi del ]0 e 21 marzo 1566. Il nunzio non partì che nell’aprile. Sulla sua missione efr. Corresp. de Philippe II I, 422 n. ; Corresp. de Granvelle, éd, Potjixet I, 245 n. ; Hoi.zwartii I, 328 s., 459; Catichie, Sources manuserites de Vhist. belge à Rome, Bruxelles 1892, 43 s. ; Brom, Arehiralia I, 197, 827 ; Iìaciifahi, II 2, ti:ì0 s.; Corresp. dipi. I, 149, 156, 189, 394. 229, 233, 239, 246, 263 s., 280, 290, 302, 369; Dengee V, 94. Sul Pavesi cfr. Capece 30 s. e Maedacea, Storia di Sorrento II, 188. In una * lettera di Delfino a Massimiliano II Pavesi è lodato come huomo molto dotto e di buona vita. Archivio di Stato in Vienna, Hofkorresp. 6. 3 Vedi Rachfaht. II 2, 630 s. 4 V. Corresp. dipi. I, 23.