206 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 a. poteva vedere in tal gente che disonesti ipocriti e traditori della Chiesa. Sarebbero stati necessarii grandi esempii di coraggio da martiri come di profondità religiosa, e tali esempii in buon numero, per insinuare nel papa una migliore opinione del protestantesimo italiano; ma questa ragguardevole serie di grandi caratteri non gli si presentò neanche durante il suo pontificato. Al cospetto del rogo i nuovi credenti abiuravano quasi tutti o almeno all’ultima ora ritornavano alla Chiesa.1 Un primo autodafé ebbe luogo il 23 giugno 1566 nella chiesa di S. Maria sopra Minerva,2 leggendovisi 15 sentenze, presenti 14 dei condannati, dei quali 7 per falsa testimonianza vennero condannati alla pena del bastone e delle galere, mentre 7 abiurarono. Speciale rumore destarono due di essi. L’uno, un eretico, di cui non si sa il nome, s’era anche fatto circoncidere per potere sposare un’ebrea sebbene avesse già in Ispagna una moglie. L’altro, Pompeo de’ Monti, nobile napolitano e parente del cardinale Colonna, fu come recidivo consegnato al braccio secolare. Come s’apprende dalla sentenza,3 Pompeo, allorché la sua recidiva fu notoria, s’era spontaneamente costituito all’inquisizione. Sulle prime negò d’avere mai nutrito o abiurato idee eretiche, poi, a dispetto di tutte le prove in contrario, si provò a sostenere che almeno dopo l’abiura non era più caduto in opinioni ereticali, ma nella tortura gli venne meno il coraggio di più negare. Dopo l’abiura Pompeo de’ Monti fu decapitato e bruciato il 4 luglio 1566: morì con segni di pentimento.4 Sotto Pio V gli autodafé si tennero con maggiore solennità che sotto i papi precedenti;5 v’intervenivano i cardinali e tutta la corte pontificia, accorrendovi una grande folla di spettatori specialmente se veniva smascherata come eretico occulto e condannata una persona fino allora stimata. Così a causa dell’affollamento i cardinali poterono appena trovare un posto a sedere quando nel primo autodafé del 1567, che ebbe luogo alla Minerva il 24 febbraio, fra i 10 abiuranti un predicatore di fama, che Fanno prima aveva con grande concorso calcato il pulpito a Firenze ed anche 1 Non mancarono in questo tempo tentativi di operar conversioni Cfr. Cod. Vatic. 6317: * Fra Lattantio Arturo, Ragionamento fatto ad un carcerato ■inquisito d’heresia (sul culto dei Santi) 1570 Biblioteca Vaticana. 2 Tiepc-lo, 29 giugno 1566, presso Mutinelli I, 48; Firmanus, * Diarium v. App. n. 36-4S. Oorresp. dipi. I, 288. * Arco, 29 giugno 1566. Archivio di Stato in Vienna. Santori. Autobiografia XII, 342. s Conservata a Dublino, pubblicata da Benrath in Rivista cristiana H (1879), 503-505 e iu Allg. Zeitung 1877, n.° 76, Beilage. * Firmanus, * Diarium, v. App. n. 36-48. Santori loc. cit. Orano 15. Ber-tolotti (Martiri 36) erroneamente e senza prova lo dice bruciato vivo. 5 Requesens, 4 luglio 1566, Corresp. dipi. I, 288.