556 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9 c. Mentre Don Juan si tratteneva sì a lungo a Napoli, crebbe al sommo l’impazienza del papa, grandemente afflitto dalle notizie sull’avanzarsi della flotta turca. Ai 17 di agosto egli spedì Paolo Odescalchi a Don Juan con una lettera di suo pugno, nella quale esortavalo di nuovo a partire immediatamente,1 ciò che avvenne finalmente ai 23 di agosto. Il giorno dopo Don Juan arrivò nella rada di Messina, dove era stato a lungo ardentemente atteso dagli ammiragli del .papa e di Venezia, Colonna e Venier. Messina fece uno splendido ricevimento al figlio dell’imperatore che contava appena 24 anni. Esemplare di bellezza maschile, Don Juan coi suoi occhi azzurri e i biondi ricci affascinò i facilmente eccitabili siciliani.2 Nel primo consiglio Don Juan scusò il ritardo causato dai provvedimenti necessarii, facendo però rilevare il suo animo battagliero e la sua sicurezza di vincere. Filippo II, circospetto e geloso, aveva visto fin dal principio di mal animo il fuoco giovanile del giovane ambizioso fratello, e gli aveva perciò messo a lato col Requesens un uomo, che ne frenasse al possibile lo zelo. In realtà Requesens si rivelò maestro nel mettere in campo cavillose difficoltà al fine di impedire un audace attacco.3 Ai differenti interessi ed all’antica diffidenza degli spagnuoli e dei veneziani s’aggiungevano l’insufficiente armamento dei veneziani,4 la svariata composizione delle truppe e la paura profondamente radicata dell’invincibile marina turca. Tutto ciò paralizzò a lungo un’azione decisa. Anche allorché, ai 2 di settembre, la flotta venne rinforzata da 60 navi veneziane e da 12 galere eli Doria,5 si continuò a discutere. In una rivista delle tre flotte compiuta l’8 settembre si rivelò chiaramente che le navi veneziane non erano provve- vessillo della lega, spesso confuso colla bandiera del Colonna (v. sopra, p. 531), altrettanto importante in sè come quale reliquia storica, si trova ora alla cattedrale di Toledo; Tedi F. Duro, L’étendard de la Samte-IAgue à la batnìlle d& Lépante in Revue de l’art chrét. 1889, 411 s. (con figura) e Fedele in Aìrch. star. Napolit. XXXIV, 547 s. Lo stendardo rappresenta evidentemente un tipo antico. 1 V. * Lettera di Roma del 17 agosto 1571 neH'Archi vio D or ia-P a infili in Roma. Cfr. anch» Laderchi 1571, n. 370 e Corresp. dipi. IV. 410. 420. L’* istruzione per FOdescalchi in Fondo Albani t. 211, p. 15, Archivio segreto pontificio; cfr. Pometti 71. La caratteristica testa di Odescalchi nel suo sepolcro a S. Girolamo della Carità è riprodotta in Cosmos illustr. 1904. 87. Tu’ istruzione data dal card. Farnese ad un suo mandato a Civita Vecchia a' visitare il sig. D. Oiov. d'Austria quando passò con l’armata fu stampata in Soma nel 1888 per nozze Fcrrata-FaielUi, 2 Vedi Cajunci 43 s. ; Havemann 130 s. ; Guglielmotti 174 s. » Vedi Balan VI, 556 s. ; Havemann 133 ; Guglielmotti 176 s. 4 Cfr. Colecc. de docum, inéd, III, 15 s. ; Corresp. dipi. IV, 420. n. : Serrano. Liga, I, 113. 5 Poria aveva lasciato Civitavecchia ai 24 d’agosto ; v. ia * lettera di A. Zibramonti da Poma 25 agosto 1571, Archivio Gonzaga in Mantova.