Difficoltà per l’azione comune di Venezia colla S. Sede e la Spagna. 519 menti dei suoi ambasciatori.1 Poiché a Venezia si era ben al corrente della potenza dell’avversario e delle sue risorse quasi inesauribili, non si fecero nessuna illusione sulla grandezza del pericolo, e si presero provvedimenti in grande. Era naturale, che si pensasse aH’aiuto straniero. Essendo Francia e Germania totalmente impegnate da torbidi interni, poterono dapprima essere presi in considerazione soltanto la Spagna e il papa. Ma con queste due potenze Venezia non si trovava affatto nei migliori rapporti. La Spagna, la prima potenza del continente, esercitava in Italia una tale influenza, che lo Stato della Chiesa e la repubblica di Venezia solo a stento mantenevano la loro indipendenza. I viceré spagnuoli governavano a Napoli, in Sicilia, in Sardegna, a Milano e in Lombardia. Savoia, Genova e la Toscana erano alla dipendenza di Madrid. A varie riprese era apparso che là si considerava di mal occhio la libertà e grandezza della repubblica di S. Marco come pure della S. Sede. La maniera autoritaria, colla quale Venezia soleva procedere nelle cose ecclesiastiche e la scarsa accondiscendenza addimostrata in affari di politica ecclesiastica di fronte all’inquisizione romana, affare che stava tanto a cuore a Pio V, aveva condotto a diversi malintesi,2 ma il comune pericolo che minacciava la cristianità fece mettere tutto ciò in seconda linea presso il nobile pontefice, che dalla sua elevazione non aveva mai perduto di vista i pericoli che incombevano alla cristianità da parte dell’IsIam. Incomparabilmente più difficile era un passo comune di Venezia colla Spagna, i cui interessi nella questione turca erano più rivolti al nord dell’Africa che verso il levante. Quanto fosse grande la gelosia tra Venezia e Spagna venne tosto alla luce quando il nunzio pontificio a Venezia, Antonio Facchinetti, che conforme al volere del papa aveva sempre sostenuto l’idea di una coalizione cristiana contro gli Ottomani, raccomandò alla Signoria la conclusione di una lega con Filippo II. Il 22 febbraio 1570 il Facchinetti dovette riferire a Roma com’egli conoscesse chiaramente che 1 Vedi Herre I, 19. 2 Riguardo all’inquisizione cfr. sopra, p. 216 e 'Gratianus, De hello Cyprio 51 s. e specialmente Tiepolo 191 s. e Gothein 526 s. Vedi anche Corresp. dipi, I, 128. Sull’opposizione di Venezia alla bolla In coena Domini vedi Cecchettx I, 448 ; cfr. Gothebt 538 s. ; Corresp. dipi. Ili, 242. Le spiacevoli contese provocate dal breve del 27 giugno 1566 sull’umione della parrocchia di Desenzano al monastero di S. Salvatore di Brescia, al quale Venezia rifiuto Yexequatwr, sono descritte minutamente, ma alquanto parzialmente, da U. Papa (Un dissidio Ira, Venezia e Pio V, Venezia 1895). Cfr. anche Corresp. dipi. II, 161. Sulla diffidenza di Venezia verso Pio V vedi Albèri II 4, 239. Sul riguardo di Pio \ rispetto ai Veneziani e alla loro tracotanza v. la nota del segretario di Stato Pontificio del 1572 in Varia- polii. 117, p. 385 s. : ** Negotii di T enezia, Archivio segreto pontificio.