Pio Y e le turbolenze in Francia. 337 L’Alba e il suo re erano ciechi non soltanto circa i danni che col loro cesaropapismo recavano alla causa cattolica, ma anche circa il fatto, che il loro governo politico di violenza diventava l’arma migliore per l’Orange e per tutti i ribelli. Il 1° aprile 1572 i gueux di mare, ch’erano in stretto rapporto coll’Orange, riuscirono ad ottenere un importante punto d’operazione colla conquista della forte città di Briel nell’Olanda meridionale. Conforme al costume genuinamente calvinista le chiese di Briel vennero saccheggiate ed uccisi i .sacerdoti. Simili misfatti i gueux di mare compirono dovunque poterono.1 Contro tali orrori offrivano difesa solamente le armi dell’Alba. Senza badare alle usurpazioni, che come il suo re questi si permetteva sul campo ecclesiastico, Pio V si vide obbligato dalla ferrea necessità a contare sulla potenza spagpuola. L’imposta ecclesiastica accordata a Filippo II nel maggio 1571 fu da lui concessa espressamente in considerazione delle spese del re pel mantenimento della religione cattolica nei Paesi Bassi e «in altre regioni»,2 con ciò intendendo riferirsi alla Francia e all’Inghilterra. b. Pio V vedeva la salute della Francia nell’opposizione con estremo rigore all’eresia, nel sottrarle il terreno che l’alimentava mediante riforma degli abusi ecclesiastici e nel ridare forza alla vigoria dei cattolici. Del tutto opposte erano le mire di Caterina de’ Medici. Indifferente verso la religione alla quale apparteneva, essa, al suo modo solito, vagheggiava di mettere in giuoco gli uni contro gli altri gli interessi dei partiti aspramente combattentisi e di servirsene alternativamente allo scopo di assicurare il suo proprio regime e quello del figlio Carlo IX.3 Simile politica doveva spiacere sommamente a un papa come Pio V tutto ardente di zelo per la conservazione della religione cattolica. La posizione da lui assunta risulta chiara e netta dall’istruzione composta il 6 aprile 1566 per il nuovo nunzio in Francia, il conte Michele della Torre, vescovo di Ceneda. In essa egli con commosse parole dà espressione alla sua inquietudine per lo pvol-gimento delle cose in Francia. Il nunzio doveva esortare caldamente il re e sua madre a mettere da parte tutte le considera- 1 Vedi Altmeyer, he» Gueux de mer et la prise de la Èrielle, Bruxelles 1803 ; Holzwakth II 1, 497, 505 s. ; Janssen-Pastor IV 15-16, 337 ; Gatjdentitts l-r)2 ; Corresp. de Granvelle, éd. Pior IV, 603. 2 Vedi Ladrrchi 1571, n. 31 (invece di 11, leggi 21 maggio). 3 Vedi Baumgarten-, Hartholomàusnacht 25 e v. Bezold in Histor. Zeit-schrift XLVII, 561 s. Cfr. il nostro voi. VII, 378 ss. Pastor, Storia dei Papi. Vili. 22