542 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9 b. qualche cosa oltre il suo obbligo, si condonasse qualche cosa dall’altro lato. Circa la fornitura del grano da Napoli per la Sicilia e Venezia sorsero alterchi così vivaci, che si temette la rottura delle trattative. Gli spagnuoli chiesero da principio una somma notevolmente superiore a quella usuale negli anni con raccolto ordinario, ma si adattarono finalmente ad un prezzo minore; non essendosi però raggiunto l’accordo circa la sua altezza, si decise il rinvio. Nella conferenza dell’8 novembre i rappresentanti del papa fecero notevoli concessioni per l’acquisto del grano siciliano. Gli spagnuoli volevano il doppio o il triplo dei prezzi pontifici. Il dibattito di nuovo non condusse a nessun risultato. Gli spagnuoli dichiararono da ultimo di voler chiedere nuove istruzioni dal viceré di Napoli, circa questo punto. Intanto si discusse su una eventuale spedizione contro Algeri, Tunisi e Tripoli, per la quale gli spagnuoli pretendevano da Venezia cinquanta galere come aiuto. Soriano e Soranzo volevano la reciprocità per le loro eventuali imprese. Dopo lungo dibattito ciò venne accettato colla determinazione che dovessero per primi i veneziani aiutare il re, indi Filippo i veneziani. Trovò l’approvazione generale la proposta di eleggere Don Juan d’Austria a generalissimo. Ma erano discordi i pareri sulla questione, se il capitano pontificio dovesse sostituirlo in sua assenza. I veneziani non avevano niente in contrario, ma gli spagnuoli credevano che Don. Juan dovesse determinare il suo sostituto. Come generale dell’esercito di terra fu di nuovo proposto dai veneziani Sforza Pallavicini. All’imperatore e agli altri principi doveva restare sempre aperto l’ingresso nella lega; spettava al papa di esortarveli. Circa le conquiste si venne ad un’intesa: la Spagna doveva avere Algeri, Tunisi e Tripoli, insomma tutto ciò che le era già appartenuto; Venezia parimenti i suoi precedenti possedimenti, ed inoltre Castelnuovo, Valona e Durazzo. I cannoni e le munizioni conquistate dovevano essere spartite tra gli alleati nella proporzione del loro contributo nelle spese. Per ciò che riguardava la determinazione di proibire sotto pena di censure trattative di pace o una stipulazione di trattato coi Turchi senza saputa e consenso degli altri alleati, i rappresentanti del papa dichiararono che questi era d’accordo su tutto quello che gli altri avrebbero deciso. Gli spagnuoli insistettero anche ora nella loro richiesta di censure, mentre che i veneziani l’avrebbero voluta del tutto cancellata. Da un’espressione di Soriano si credette tuttavia di poter ricavare che gli spagnuoli non avrebbero persistito fermamente nella loro richiesta. E la cosa andò proprio così: dietro preghiera dell’ambasciatore veneto a Madrid Filippo II acconsentì che si cancellasse la determinazione circa le censure.1 1 Cfr. la lettera eli Morone in Corresp. dipi, IV, 314.