184 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 2 i. si era dato principio già sotto Pio IV. La corrispondenza del cardinale Borromeo dà un’idea delle difficoltà, che fu d’uopo superare.1 A Milano la clausura era andata in tale oblivione che nei conventi tenevansi persino dei balli: i nobili della città non volevano saperne di isolamento delle case religiose perchè non volevano impedite le loro relazioni colle parenti che erano fra le monache, mentre poi le religiose stesse consideravano la clausura come un segno di sfiducia. Alle tre sorelle di Pio IV, che avevano preso il velo a Milano, il cardinale Borromeo dovette indirizzare lunghe lettere per vincerne l’opposizione alla legge della clausura. È di Pio V anche la prima legge pontificia universalmente obbligatoria che interdice a donne l’ingresso in monasteri d’uomini2 e abolisce tutti i privilegi in materia concessi precedentemente. Essa fu emanata dietro preghiera dei Certosini e più tardi dichiarata per la minuta da Pio V a domanda della Congregazione benedettina di Monte Vergine.3 In Germania invece fu difficile attuare dappertutto immediatamente la legge.4 Ad alcune prescrizioni dei decreti tridentini andarono in breve tempo attaccandosi varii malintesi e dispareri. Il concilio aveva edificato la riforma della Chiesa specialmente sulla autorità dei vescovi,5 che nelle loro diocesi dovevano avere pieni poteri e nelle comuni circostanze tutto nelle loro mani. Ora in tutto l’organamento dei grandi Ordini, che estendevansi sotto proprii superiori su molti vescovadi, era fondato, che in più d’un rispetto essi dovessero costituire un’eccezione a questa regola ; per una congregazione religiosa come quella dei Domenicani, dei Francescani e dei Gesuiti sarebbe stata la morte qualora essa fosse stata divisa in altrettanti pezzi quanti vescovadi, e questi singoli pezzi fossero stati sottoposti a superiori indipendenti. Era quindi data la possibilità e la probabilità di collisioni e di fatto non ne mancarono. Persino un cardinal Borromeo credette d’agire pienamente secondo il sentimento del concilio disponendo dei preti regolari di Milano con libertà maggiore di quella che anche un Filippo Neri gli volesse concedere e perciò egli fondò per suo conto una peculiare congregazione di preti, gli Oblati di Sant’Ambrogio, che doveva stare completamente sotto l’obbedienza dell’arcivescovo milanese.6 Vennero a trovarsi in difficile situazione specialmente i così detti Ordini Mendicanti, cioè quelle società religiose, che dedica-vansi alla cura delle anime e giusta la loro originaria costituzione 1 Syivatn X, 267 ss. Ofr. S. Aless. Sauli, Note e documenti 81. 2 Breve del 24 ottobre 1566, Bull. Rom, VII, 487. 8 Breve del 16 luglio 1570, ibi fi. 488. 4 Braunsberger, Pius V. 73 s. ; cfr. 100. s Ofr. voi. VII, 269 ss. « San Carlo 76. van Ortroy in Anni. Bollami. XXIX (1910), 373.