168 Pio V’. 1566-1572. Capitolo 2 i. Pio V era stato richiesto d’aiuto dagli abbati cisterciensi, ma in molti altri casi procedette senza essere pregato, spinto unicamente dall’ardente zelo, che animavaio per il ristabilimento degli Ordini. Nulla nella Chiesa di Dio, così scrisse egli una volta, 1 reputiamo più splendido e utile del fiore della disciplina presso coloro, che per impulso dello Spirito Santo si sono dedicati alla vita monastica. Ai conventi, che perseverano per colpa loro nella decadenza, toccò di provare il suo zelo come la sua forte mano, quale l’abbazia di Fontavellana, in diocesi di Gubbio, famosa un tempo per S. Pietro Damiani. Dapprima a mezzo dell’arcivescovo di Ravenna, cardinale Giulio della Eovere, cercò il papa di mettere su via migliore quei monaci affatto scesi in basso,2 ma quando essi respinsero la riforma col pretesto che coi loro voti si erano obbligati soltanto ad una vita colle libertà allora usuali, Pio V soppresse l’abbazia e la consegnò ai Camaldolesi: gli antichi monaci Avellaniti dovettero entrare presso i medesimi o in altri Ordini.3 Maggior rumore fece la soppressione dell’ Ordine degli Umiliati. 4 Derivato da una società di nobili che trasferiti quali ostaggi in Germania vi si convertirono ad una zelante vita religiosa, l’Or-dine aveva scelto come esercizio del lavoro manuale la fabbrica di panni, giungendo per questa via alla ricchezza, che ne procurò la ruina. Circa la metà del secolo XVI esso non consisteva più che in meno di 200 membri,0 i quali in magnifici palazzi, circondati da numerosa servitù, consumavano in banchetti e mondanità il grande patrimonio dell’Ordine.6 Ci voleva del coraggio per intervenire a riformare qui, perchè i nobili della Lombardia consideravano i pingui conventi degli Umiliati come luoghi di collocamento pei 1 Bolla del 23 aprile 1568 (pei cavalieri della Croce), Bull. Rom. VII. 666. 2 * Breve al cardinale, del 26 marzo 1568, Archivio dei Brevi in Roma. 3 Bolla del 10 dicembre 1569, presso Laderchi 1569, n. 52, donde in Bull. Rom. VII, 788. Ofr. Alb. Gibelli. Monoc/f-afia dell’antico monastero di 8. Crocei in Fonte Avellana. Faenza 1896 ; Mittarelli, Ann. Camaldul. Vili, Venetiis 1764, 130 ss. 4 Sala, Documenti I, 195 ss., 215 ss., 220 s., 237 ss., 248 ss., 254 ss. ; III, 339, 383 ss. Bascapé 1. 2, c. 4 e 10, p. 34 ss., 44 ss. Syi/vain II, 17 ss. * De refor-matione Hurmliatorum in Cod. Ottol). 2519 (varia Diversorum t. XII cardi-nalis Ludovisii) p. 146-156 ; ibid. p. 152-154 sopra le cose de Frati Humiliati a< Ms. Ormaneto. Biblioteca Vaticana. 5 Secondo Bascapé 1. 2, c. 13, p. 54, contava in 94 prepositure, delle quali molte erano vacanti, 174 monaci con 25.000 ducati d’entrate ; altri 30,000 du- cati d’entrate erano dati in commenda. Solo a Milano possedevano gli Umiliati 8 chiese. La bolla dell’8 febbraio 1571 conta però soli 84 preti con 17 fratelli laici (Bull. Rom. VII, S91). Secondo Tiraboschi (Vetera Humil. monumenta I, Mediolani 1766, diis. VIII) l’Ordine alla metà circa del secolo XVI contava 162 membri, inclusi novizi e fratelli laici, 97 case, di cui 39 commende e 58 prepositure, 60,000 fiorini d’oro. Sala, Dissertazioni e note (per la biografìa di Borromeo) 413, n. 3. 0 Cosi la bolla di riforma del 1" maggio 1567, presso Laderchi 1567, n. 74.