11 processo di Carranza e il cesaropapismo spaguuolo. 243 alle comunicazioni dello Zuniga,1 l’ambasciatore dovette rispondere in particolare con una lunga difesa dei giudizi spagnuoli sul Carranza : - essersi espressi su di lui valenti dotti di vita intemerata e di grande autorità, fra gli altri in prima linea i due domenicani Domingo de Soto e Melchior Cano :3 non essere invece conosciuti in Ispagna i dotti romani, fra i quali il Manrique era considerato come deciso amico dell’arcivescovo, mentre su Toledo correvano di qua e di là dal mare voci d’ogni sorta;1 qualora l’arcivescovo tornasse prosciolto in Ispagna, egli potrebbe con ancor maggiore autorità insegnare e predicare a suo talento e allora sarebbe stato meglio non procedere affatto contro di lui.5 Se Pio V inoltre aveva scritto al re che rimettesse l’affare di Carranza alla coscienza del papa, Zuniga per incombenza del suo signore dovette informarlo, che la coscienza di Filippo del dovere regale non poteva dichiararsi contenta di ciò. L’ambasciatore dovette quindi far valere due pretensioni : anzi tutto la decisione venisse affidata a uomini di sapere ed esperienza in numero sufficiente e poi la sentenza finale fosse sottoposta al re prima della pubblicazione. Ove risultasse che « riguardi estranei e fini particolari » entrassero nel processo, il re sarebbe « costretto » a tutela « del bene universale » a rimediare coi « mezzi migliori capaci di evitare uno scandalo ».6 Gli stessi pensieri e pretese ricorrono spesso anche in altre lettere di parte spagnuola. Più che tutto dovette ferire il papa il fatto che a dispetto delle sue assicurazioni Zuniga come il re perseverassero a rifacciargli ch’egli fosse prevenuto a favore di Carranza e perciò non lasciasse alla giustizia il suo corso.T Nè mancarono minacce. Zuniga dichiarò apertamente che il suo signore 1 V. sopra, p. 241. . - Filippo II a Zúñiga, Ùbeda 6 giugno 1570, Corresp. di-pi. Ili, .383-386. 3 È significativo per l’indole di Pio V. ohe per lui non fosse un'autorità l’eccentrico Cano non ostante la sua erudizione: que él [Pio V] tenia en rubi opinión á Melchor Cano. Zúñiga, 23 luglio 1570, ibid. IV, xix. 4 Sostenevasi che fosse d’origine giudaica : « Si es verdad que es confeso como algunos piensan, tengolo por de mucho inconveniente » aveva scritto Zúñiga il 21 ottobre 1569 ; ibid. xm. n. « Ibid. III, 384 s. « « Advirtiendo a S. B. que si entendiéremos que se tiene consideración a otros respectos y fines particulares, nos seria forí,-ado... acudir al remedio por el beneficio universal por los mejores medios que conviniesse para el buen esemplo ». Ibid. 38. T Zúñiga a Filippo II, 13 luglio 1571 (relazione su un’ udienza presso Pio V), ibid. IV, 388 : « Dixele (pie en el modo que havia procedido, havia dado muchas occasiones a que V. M. tuvies.se en esta parte alguna sombra ; y que Su Santidad havia entrado a ver està causa con opinion que el Arzobispo stava sin culpa, y habia nomibrado consultores muy apasionados y sospechosos etc ». Cfr. Zúñiga a Filippo II, 12 ottobre 1571. ibid. 472.