Aonio Paleario. » 211 mortalità dell’anima, discorsi e lettere, lo dimostrano un facondo umanista : un tagliente scritto polemico contro il papato, stampato solo dopo la sua morte, mandato però dal Paleario in Germania l’anno 1566, è del tempo in cui egli era ancora a Siena e prova che egli si volse precocemente dalla parte dei novatori religiosi.1 L’anno 1542 pertanto gli fruttò una citazione dinanzi l’inquisizione di Siena, fornendo materia all’accusa specialmente il suo opuscolo italiano sulla passione di Cristo.2 Ai quesiti presentatigli, in primo luogo sulle facoltà del papa, Paleario rispose con soddisfazione del giudice, sicché fu dimesso senza sentenza.3 Certo per cancellare la cattiva impressione della citazione, pubblicò poi Paleario una lettera ad un amico e specialmente un’apologia ai suoi giudici, in cui veramente i fatti sono rappresentati in modo affatto diverso.4 Ma il facondo umanista ha più tardi confessato egli stesso, che l’orazione non fu mai pronunciata e che sostanzialmente v’è fatto uso d’invenzioni.5 Dietro consiglio del Sadoleto il Paleario allora si astenne per un certo tempo da discussioni teologiche. 8 Ma nel 1559 Paleario fu di nuovo accusato e questa volta dinanzi all’inquisizione di Milano; si presentò spontaneamente al giudice e seppe ottenere ai 23 di gennaio del 1560 una sentenza assolutoria.7 Ciò non ostante nel 1567 il tribunale milanese della fede ebbe nuovamente ad occuparsi di lui, facendo questa volta 1S74. Cfr. Cantù, Eretici II, 452 a 462 ; Benrath in Real-Enzyklopadie di Herzog XIV8, 602 ss. : Kettmont, Bibliografìa 98 ss., 307. Ritratto di Paleario nel seminario vescovile di Veroli. 1 Sul tempo della .sua apostasia dalla Chiesa (1535) cfr. Stahei.in, Bricfe ans der Reformationszeit (Schriften der Universitàt Basel 1887), 35 s., ove altra bibliografia su Paleario. 2 Più tardi scambiato col trattato De beneficio Christi; cfr.il nostro voi. V,-608. 3 Ad singulti respondit recte, quamvis in aliquibus capìtibus non satis clare. Fontana 614. 4 Bonnet-Merschiiann 128-150. 5 Haec oratio non fuit habita, sed scripta, et multa sunt efficta. imo vero pene omnia in peroratione, ncque eni/m concursas Ule tot ci ri uni senensium ve-rus fuit ulla ex parte etc. Così lo stesso Paleario nel suo processo romano presso Fontana 175. Stranamente poi anche Benrath loc. cit. IX3, 603 fa assolto l’umanista sulla base di quell’orazione ! Con tutte le sue patetiche dichiarazioni e manifeste alterazioni del punto in questione, Bonnet la prende come moneta sonante. Lo storico coscienzioso invece potrà attenersi soltanto alla dura freddezza degli atti del processo romano. Paleario a vero dire nel suo discorso assicura die non potrebbe toccargli maggior fortuna del martirio, che « in un tempo come il nostro io credo che nessun cristiano debba morire sul suo letto» ecc. (Bonnet-Merschmann 141), ma il reale contegno di Paleario dinanzi ai suoi giudici rende impossibile ammettere il pieno valore di simili altiso*-nanti parole. Sul processo senese cfr. Grottanelli de’ Santi in Misceli, si or. Senes. II (1S94). 6 Bonnet-Merschmann 151. Fontana 165. 7 Fontana 165 s.