Giudizio di Pio V sul protestantesimo italiano. 205 Il sentimento che il papa ha della giustizia accorda però anche agli eretici una scusa, se non una giustificazione : molto spesso egli ha riconosciuto, che lo stato di bassezza morale del clero, ch’egli combatteva con tutti i mezzi, era il punto di partenza e il terreno che dava nutrimento al movimento protestante.1 Con ciò tuttavia è ben lungi dall’attribuire ai nuovi credenti il diritto di intraprendere la fondazione di una chiesa del tutto nuova. Sulla terra, così scrive una volta Pio V, c’è stata sempre solo una vera religione, e non può darsene che una, che è poi quella che predicarono gli Apostoli, attestarono i martiri dell’antichità ed è pervenuta dal tempo dell’apostolo Pietro, a mezzo dei suoi successori, alle età posteriori.2 È quindi manifesto secondo la convinzione del papa dove si trovi la Chiesa di Cristo, e non può considerarsi se non ostinazione e tracotanza che dopo sufficiente istruzione i nuovi credenti tuttavia le si oppongano. In Italia il protestantesimo non si mise fuori come in Germania più o meno apertamente, ma per diffondersi si servì delle vie nascoste. Dalle sue esperienze a questo riguardo Pio V sarà stato non poco corroborato nella sua opinione della natura affatto sleale dei novatori religiosi italiani. Diffondevansi in segreto libri, che contenevano la nuova dottrina.3 Predicatori del nuovo « Evangelo » gironzolavano pel paese come mercanti o altrimenti travestiti,4 e, ciò ch’era peggio, ecclesiastici internamente apostati montavano in abito di prete cattolico su pulpiti cattolici in chiese cattoliche e sotto l’apparenza di dottrine cattoliche spargevano copertamente le vedute di Lutero e di Calvino.5 La rettitudine d’un Pio Y non 1 «che il principio e origine delle eresie nella maggior parte era stato il mal esempio che avevano dato gli ecclesiastici ; però li confortava [i cardinali] e pregava al ben vivere » (Pio V nel concistoro del 12 gennaio 1566, presso Shbristori, Legas. 420; cfr. Gotjbau 2. 12, 24, 28, 109, 127 s., 132, 143 ecc.). La principale obiezione, che da inquisitore incontrava presso i protestanti italiani era lo scandalo delle meretrici in Roma e, connessavi, la vita corrotta dei chierici e laici mentre pure precisamente Roma avrebbe dovuto dare un esempio al mondo (Catena 49). Sulle condizioni religioso-morali in Italia cfr. il quadro presso H. Bohmeb, Studien ¡sur Oeschichte der Gesellschaft Jesu, Bonn 1914,117 ss. 2 A Sigismondo Augusto di Polonia, 17 dicembre 1569, presso Gotjbatj 114 s. 3 « Ho inteso dire che gli eretici hanno consertato di mano in mano tra di loro di fare ogni opera adesso per infettare 'Italia con mandarvi homini segreti con libri et ogni sorta d’industria (Castagna, 5 giugno 1568, Corresp. dipi. II, 381), « Ha <;orca de un año que el Papa fué avisado por el Duque de Florentia y por otras personas que estuviesse sobre aviso ; 'que de Alemania, ri andes y Francia y otras partes donde ay hereges se embiavan cartas y libros contaminados a muchas personas de Italia, donde avia artas dañadas, en lo de la fee ». Il papa incaricò il cardinal Gambara dell’uffizio di vegliare sui libri eretici (Requesens a Filippo II, 16 marzo 1567, Ibid. 76). 4 Rosi, Riforma in Liguria 68. 5 Tacchi Venturi I, 330 ss. I primi predicatori della riforma in Italia Fra Galateo, Fra Bartolomeo Fonzio, Fra Ubaldo Lupetino, erano tutti monaci ;lPostati. Bi’.nratii in Real-Enzyklopadie di Herzog IX3, 529 s. Esempii del tempo di Pio V v. sotto, p. 206. 210. 214.