574 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9 d. Con nuove speranze Pio V guardava al futuro : buona ventura gli risparmiò di vedere che la gloriosa vittoria di Lepanto rimanesse senza immediate conseguenze strategiche e politiche a causa della gelosia e dell’egoismo degli spagnuoli e veneziani, che dal febbraio 1572 disputarono sulle spese della spedizione dell’anno passato.1 Tanto più grandi furono però gli effetti mediati. Quanto profondamente venisse scosso l’impero del sultano, risulta dal movimento che prese i suoi sudditi cristiani. Non era affatto ingiustificata la speranza d’una insurrezione di cui sarebbe stata la base la popolazione cristiana di Costantinopoli e Pera, che contava 40,000 uomini.2 Aggiungevasi la sensibile perdita della grande flotta, che d’un colpo era stata annientata con tutta l’artiglieria e l’equipaggio difficile a surrogarsi. Se anche, in seguito della grandiosa organizzazione dell’impero e della straordinaria attività di Occhiali, si riuscì a creare un nuovo equivalente, l’avvenire doveva tuttavia insegnare che dalla battaglia di Lepanto data la lenta decadenza di tutta la forza navale di Turchia : era stato messo un termine al suo avanzare e l’incubo della sua invincibilità era stato per la prima volta distrutto.3 Ciò sentì istintivamente il mondo cristiano ora respirante più agevolmente. Di qui la letizia interminabile, che passò rumorosa per tutti i paesi.4 «Fu per noi tutti come un sogno», scrisse l’ll novembre 1571 a Don Juan da Madrid Luis de Alzamara; «credemmo di riconoscere l’immediato intervento di Dio».5 Le chiese de’ paesi cattolici risuonarono dell’inno di ringraziamento, il Te Deum.6 Primo fra tutti Pio V richiamò il pensiero al cielo: nelle medaglie commemorative, che fece coniare, egli pose le parole del salmista: la destra del Signore ha fatto cose grandi; da Dio questo proviene.7 Poiché la battaglia era stata guadagnata la prima domenica d’ottobre, in cui a Roma le confraternite del rosario facevano le loro processioni, Pio V considerò autrice della vittoria la potente interceditrice, la misericordiosa 1 V. Corresp. dipi. IV, 678 s., 684 s., 687 s., 691 s., 720. 2 Vedi Charrièke III, 211 ss. ; Jorga III, 271, cfr. 278. V. anche Longo, Guerra 27 s. 3 Vedi Longo, Guerra 29 ; Ranke, Osmanen *, 53 s. ; Zinkeisen III, 288, 322 ; Philippson, Philipp II. II, 165; Jokga III, 154, 225 s.; Eistor.-pol, Blätter XCI, 719; Cipokla in Rio. stor. Ital. XXIV, 184; Normann-Friedenfels in Seetechn. Mitteilungen XXX, 77. 4 guiia letizia dei veneziani per la vittoria v. la relazione presso Yriarte, Vie d’un patri-cien de Venise, Paris 1S74, 208 s. Sulle feste a Madrid v. Corresp. dipi. IV, 509 s., a Innsbruck-Wilten Canisii Epist, VI, 629 s., 637 s. s Vedi Roseli,, Corniate 207. Espresse il medesimo pensiero Marcantonio Colonna nella sua * lettera a Filippo II del 28 ottobre 1571 ; v. Inf. polit. XIX, 259, Biblioteca a Berlino. 6 Ofr. Verancii Epist. 315 s., 322 s., 327 s. ~ Dextera Domini fecit virtutem (Salm. 117, 16); A Domino factum est istud (ibid. 23). Bonanni I, 297 ; Venuti 125.